giovedì, ottobre 14, 2010

La Serbia (e i serbi) oltre i fuochi di Genova

Non è mai facile, di fronte a eclatanti episodi di cronaca, analizzare con pacatezza il dietro le quinte. Specie quando tali eventi rafforzano opinioni consolidate verso paesi sui quali l'informazione è piuttosto carente. Con i fuochi di Genova, rimbalzati su tutta la stampa europea (qui una selezione di quanto pubblicato in Germania), le immagini e i racconti di una notte di follia seppelliscono i commenti che provano a distinguere e spiegare. In un cortocircuito che alla fine favorisce chi quegli incidenti li ha creati, amplificandone gli effetti, anche se si tratta di minoranze. La Serbia è molto cambiata dagli anni in cui un intero popolo si lanciò dietro Milosevic nell'avventura rovinosa della guerra civile: non era compatto neppure allora, ma la ventata nazionalista lasciava poco spazio alle voci d'opposizione. Oggi è diverso, anche se quelle scorie sono ancora presenti in un intreccio fra reduci politici, giovani estremisti, curve di stadio, trafficanti di mille mafie, servizi più o meno deviati, frange dell'esercito: tutti uniti in un progetto politico che è quello di fermare il riavvicinamento di Belgrado all'Europa. Che sia la manifestazione del Gay Pride o una partita della nazionale di calcio, il tentativo è quello di fare rumore, di danneggiare l'immagine del paese provando a farlo tornare indietro nel tempo. Strano paradosso per chi sostiene di voler difendere l'onore serbo.

L'altra Serbia è più silenziosa, non fa rumore e quindi neppure notizia. Ma va raccontata e spiegata, perché è quella che oggi imprime al paese la direzione di marcia. Come fa Matteo Tacconi, uno che in Serbia ci passa sempre molto tempo e per questo sa di cosa parla. Qui vi offriamo tre interventi pubblicati sul quotidiano Europa e ripresi sul suo blog: Ma l'Europa si fida ancora di Belgrado, Gay Pride a Belgrado qualche considerazione a bocce ferme, Gli uligani.

Un altro ottimo sito in italiano attraverso il quale è possibile seguire i cambiamenti della Serbia, specie in campo economico, è quello di Alessandro Napoli, consulente internazionale esperto di sviluppo regionale, che dal 2001 ha spostato le tende in quella che un tempo chiamavamo Europa dell'Est. Prima in Ungheria, dal 2003 in Serbia. Date un'occhiata ad articoli e paper e alle statistiche economiche. Fanno meno notizia di un fumogeno ma servono di più a capire cosa si muove in un paese strategico per i Balcani e per l'Europa (Italia compresa).