venerdì, novembre 27, 2009

Ricordo di Victor Zaslavsky

Walking Class ricorda un amico, un uomo di grande umanità e umiltà, un esperto di storia russa ed est europea. Piange la scomparsa del professor Victor Zaslavsky. Lo avevo sentito, per l'ultima volta, poco più di tre settimane fa. Lo avevo cercato telefonicamente a Roma per intervistarlo sulla vicenda di Katyn nell'ambito della serie sui vent'anni dal 1989 che sta pubblicando in questi mesi il quotidiano Il Riformista. Esattamente in questi giorni, vent'anni fa, il nuovo primo ministro polacco Mazowiecki si era recato in visita ufficiale al Cremlino per incontrare Gorbaciov. In quella occasione, il premier polacco si recò anche a Katyn per rendere omaggio agli ufficiali polacchi massacrati dai sovietici durante la seconda guerra mondiale, nei mesi in cui Stalin era alleato di Hitler e adempiva ai protocolli segreti del patto Ribbentrop-Molotov. Zaslavsky aveva pubblicato, per primo in Italia, un libro sulla vicenda corredandolo di documenti usciti dagli archivi segreti di Mosca. Correva l'anno 1999, il libro uscì per la casa editrice Ideazione. Anni dopo pubblicò con il Mulino un'edizione ampliata, ricca di ulteriori documenti nel frattempo venuti alla luce. Gentile come sempre, mi aveva dato appuntamento per il primo novembre, una domenica mattina. Era in partenza per New York e nei giorni successivi non ci sarebbe stato il tempo di parlare. Non ci sentivamo da quasi tre anni, non sapeva neppure che da un pezzo mi ero spostato a Berlino: «Adesso capisco perché non ci siamo più visti in tutto questo tempo». Stava lavorando a un nuovo libro sul bilancio dei dieci anni di Putin, a quattro mani con lo studioso Led Gudkov con cui aveva già pubblicato quattro anni fa "La Russia post-comunista, da Gorbaciov a Putin". Questo nuovo lavoro ne sarebbe stato il logico proseguimento, e ora la speranza è che il testo fosse già in fase avanzata, in modo da poter leggere ancora le sue analisi sempre equilibrate e documentate. Lo studio su Katyn era stato per lui, russo, quasi un obbligo morale: «Ho sempre pensato che dovesse essere proprio un russo a riportare per primo alla luce quelle vicende», mi aveva detto. Questo era Victor Zaslavsky. Mi mancherà molto.