mercoledì, agosto 26, 2009

Cene (e auto di servizio) private e pubbliche virtù

Succede anche in Germania che le campagne elettorali si vadano incarognendo. Dopo la vicenda dell'auto di servizio che la ministra della Salute Ulle Schmidt s'è portata in vacanza ad Alicante, tocca ora alla cancelliera in persona finire nel mirino di critiche e sospetti. Galeotta una cena in onore dei sessant'anni di Josef Ackermann, capo della Bundesbank, organizzata da Angela Merkel con trenta invitati, il 28 aprile del 2008, una settimana dopo il compleanno del banchiere. La trasmissione televisiva ARD Magazine-Report Mainz ha trovato le prove che quella cena non è stata pagata privatamente dalla Merkel ma inserita come spesa di lavoro, e dunque accollata alle tasche dei contribuenti. Dalla cancelleria si rigettano le accuse e si fa notare che non di una festa privata si trattava, ma di un incontro fra trenta personalità dell'economia, del giornalismo e della cultura che per due ore e mezza si sono scambiate opinioni e impressioni sullo stato del paese. Insomma, se non una cena strettamente di lavoro, un incontro conviviale utile a scambiarsi informazioni e, forse, a cementare un rapporto di collaborazione: gli invitati erano tutti in qualche modo vicini alle posizioni politiche di Angela Merkel.

Qui voglio aggiungere solo poche osservazioni. La prima riguarda il giornalismo tedesco. A tirare fuori la notizia è stata una trasmissione dell'ARD. L'ARD non è una tv locale o legata a qualche partito, ma la prima rete televisiva pubblica tedesca. Ve lo immaginate in Italia un servizio del Tg1 che, in piena campagna elettorale, realizza uno scoop che mette in difficoltà il capo del governo in carica? Intendo qualsiasi presidente del Consiglio, non solo Berlusconi, in questo caso non è opportuno avere la memoria corta.

La seconda si riferisce più strettamente alla vicenda. E' sempre difficile delimitare il confine fra un pranzo di lavoro e una festa privata, un'occasione pubblica e una personale. In questo caso non c'erano fanciulle o fanciulli, non si è ballato, non si sono fatte le ore piccole. Anzi qualche osservatore (anche di area socialdemocratica) ha ricordato che incontri di questo genere erano frequenti anche durante il cancellierato di Gerhard Schröder (e semmai si rimpiange che a quei tempi scorreva molto più alcool e girava anche qualche sigaro, "vizi" ai quali l'ex cancelliere amava abbandonarsi). Frank Schirmacher, giornalista della Frankfurter Allgemeine presente alla famigerata cena, racconta oggi sul suo giornale con ironia l'avvenimento: "Sehr viel wurde über Bildung gesprochen und über die Präsentation deutscher Kultur im Ausland. Ich habe sehr profitiert. Niemand schien betrunken. Es wurde nicht getanzt. Petra Roth erwähnte Goethe". Insomma, uno scenario che farebbe inorridire - e morire di noia - i frequentatori di Villa Certosa.

La terza osservazione riguarda invece il clima in cui si sta svolgendo questa campagna elettorale. Il clima dell'elettorato, intendo. Per quanto i tedeschi abbiano sempre richiesto alla politica un alto livello di moralizzazione e si siano scandalizzati per vicende che altrove sarebbero state liquidate con un'alzata di spalle, pare di riscontrare in questi tempi l'effetto di una disaffezione e disillusione verso la politica che alimenta un sentimento di disincanto, se non di latente ribellione. L'alto astensionismo nelle recenti elezioni europee è stato un campanello d'allarme. Per la Germania si tratta di un fenomeno relativamente recente, cui media e analisti hanno cominciato a prestare una crescente attenzione. Ora l'SPD (anche in risposta alla campagna che gli altri partiti hanno fatto sul caso Schmidt) i Verdi e la Linke promettono battaglia sulla cena della cancelliera. Comprensibile in campagna elettorale, ma rischia di essere un terreno scivoloso sul quale tutti i partiti possono scivolare: giocare con la pancia dell'elettorato è sempre un esercizio a doppio taglio. Dal disincanto al qualunquismo il passo può essere molto breve, come testimoniano le vicende di molti altri paesi europei.