Sono 43mila i voti contestati per la Camera, secondo quanto afferma il Viminale. E sono 25mila 224 i voti che distanziano la Casa delle Libertà dall'Unione. Più della metà dei voti contestati. Pare quindi difficile che un "recount" possa ribaltare il dato finale. La legge è quella che è, ma è la legge e l'ha voluta la maggioranza uscente. Le condizioni che si sono realizzate al Senato, il dato politico complessivo, la struttura regionale del voto potevano consigliare all'Unione una decisione diversa rispetto a quella di voler provare a fare un governo da soli. Ma bisogna ammettere che le condizioni per un governo tecnico di transizione sono altrettanto difficili, dato il clima politico fra i maggiori partiti delle due coalizioni. E tuttavia il centrosinistra ha tutto il diritto di provarci. Al contrario il centrodestra può essere più che soddisfatto del risultato e mettersi a lavorare per dare a questa maggioranza strutturale del paese una rappresentanza politica all'altezza delle esigenze. E giocare di rimessa, rispetto al tentativo dell'Unione di formare un governo stabile. Se non dovesse riuscirci, si possono aprire altre prospettive. Ma fino a quel momento no.
Non ci è piaciuta la serata di Piazza SS. Apostoli. Non ci è piaciuto il ciondolare davanti al mega-schermo, gli insulti alle troupe Mediaset. Non ci è piaciuto il modo in cui i leader dell'Unione hanno provato a forzare la situazione quando ancora il Senato era in bilico. Non ci è piaciuto il tono delle loro dichiarazioni, con un risultato che avrebbe richiesto molto più equilibrio. Ma non è che ci si aspetti la sinistra seria che campeggiava sui cartelli elettorali. Pensiamo che non sia seria, né unita, né serena, né capace di rappresentare l'intero paese. Ma crediamo che, se ritiene di avere numeri e compattezza, debba provare a darci un governo. E noi dobbiamo concedere la vittoria (risicata, ma sempre vittoria) senza perdere tempo con "recount" che alla luce delle ultime cifre note difficilmente porterebbero a ribaltoni.