mercoledì, ottobre 31, 2007

A volte ritornano (ma a volte no)

Panorama raccoglie indiscrezioni su un governo che - personalmente - non vorrei mai (o mai più, fate voi se vi ricorda il precedente) vedere all'opera.

Putin presenzia a cerimonia vittime Stalin

PUTIN PAYS RESPECTS TO VICTIMS OF STALIN-ERA TERROR. President Putin on October 30 participated in a religious service to remember the victims of Stalin-era repressions, "Trud" and other Russian media reported. Putin became the first Russian leader to visit the memorial to Stalin's victims at the Butovsky Firing Range in southern Moscow, on the site where an estimated 20,000 people were summarily executed by the Stalin-era precursor to the KGB. Putin called the Stalinist terror "a particular tragedy for our nation." Putin added that the development of the country calls for the "constructive, not destructive" "battle of opinions." Arseny Roginsky, an activist with the Memorial NGO, said Putin's appearance at the ceremony was "a positive event." Roginsky added that Memorial has asked the government to cooperate with it in publishing a book about the repressions, creating a museum dedicated to the topic, and introducing the subject to school curricula. "We are waiting from the leadership of the country orders to state organs -- particularly the Interior Ministry and the Federal Security Service (FSB) -- compelling them to do everything possible to locate mass graves in our country," he said. Memorial estimates that there are 800,000 people living in Russia who were either victims of political repression or the children of victims. The FSB has estimated that some 12.5 million people throughout the Soviet Union were repressed during Stalin's reign. In his 1968 book "The Great Terror," British historian Robert Conquest put the figure at anywhere between 12 million and 20 million.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).

Turchi e curdi a Berlino

Non potevano mancare i riflessi berlinesi del conflitto turco-curdo. La battaglia qui si svolge tra i quartieri di Kreuzberg e Neukölln.

E segna sempre lui

Alla Süddeutsche Zeitung non è che capiscano molto di calcio. Il titolo dell'articolo sulla partita di coppa di Germania è "Klose decide la classica", che sarebbe l'incontro fra Bayern Monaco e Borussia Mönchengladbach. Ora, Klose ha segnato il terzo gol di una partita che è finita 3-1. Capisco il campanilismo, ma i primi due gol con i quali i bavaresi hanno preso il largo sono stati segnati da un signore che, in Italia (e a Firenze), molti rimpiangono: Luca Toni.

martedì, ottobre 30, 2007

Fiori d'arancio (secondo estratto)

Adesso che è passato un mese, Viktor Jushchenko ha fretta, s'è convinto, e preme affinché la Timoscenko e il suo partito (Nostra Ucraina) riformino una coalizione di governo. Al più presto.

La memoria di Kurapaty

BELARUSIAN OPPOSITION MARKS 1937 MASS EXECUTIONS WITH MARCH TO SITE. Hundreds of opposition activists marched on October 28 through Minsk to the nearby Kurapaty forest to mark Dzyady, the day of ancestor remembrance, Belarusian media reported. The crowd, which according to Belapan grew to 1,500 in Kurapaty, included representatives of the Belarusian Popular Front, the Conservative Christian Party, as well as prominent opposition politicians. Kurapaty is widely believed to be the site of Stalin-era mass executions of Belarusian intelligentsia. The march was sanctioned by the authorities and its participants were accompanied by police vehicles and officers in plainclothes. However, the authorities denied permission for a meeting planned by the opposition for October 29 to commemorate victims of Stalin-era repression. The civic committee for commemorating victims of Stalin-era repression has declared 2007 a year of remembrance for victims and October 29 as a day of remembrance.

(Fonte Radio Free Europe/Radio Liberty).

domenica, ottobre 28, 2007

I viaggi del folletto

Noi vi avevamo avvertito che sotto questo nome si celava uno dei migliori narratori di viaggi in giro per il web: leggere per credere.

Piccoli consigli per l'ambiente

  1. Chiudete il rubinetto dell’acqua mentre vi lavate i denti o v’insaponate i capelli.
    Non solo risparmierete acqua, ma anche energia occorrente per riscaldarla.
  2. Abbassate la temperatura di lavaggio in lavatrice.
    I detersivi di ultima generazione contengono enzimi che non solo consentono ottimi risultati a basse temperature (30-40°C), ma lavano peggio a temperature troppo elevate. Lavare a 95°C non serve a nulla, tranne che a rovinare la biancheria e consumare energia inutilmente. Se la biancheria non è impregnata di schifezze, bastano spesso 40°C.
  3. Usate detersivi concentrati.
    A parità di forza lavante ne occorre una quantità inferiore, il che significa abbattere l’impatto energetico per il trasporto e produrre una quantità molto inferiore di rifiuti per via dell’imballaggio più piccolo e leggero.
  4. Fate attenzione all’efficienza energetica al momento dell’acquisto di nuovi elettrodomestici.
    Gli elettrodomestici a basso consumo sono più cari, ma vi fanno risparmiare sulla bolletta (informazioni sul tema elettrodomestici).
  5. Spegnete la luce quando uscite da una stanza.
  6. Usate prese di corrente dotate di interruttore per tutti gli apparecchi dotati di funzione stand-by.
    (TV, lettore CD/DVD, stereo, computer) e spegnete l’interruttore quando non li usate. Risparmierete corrente elettrica e allungherete la vita dei vostri elettrodomestici (informazioni sul tema)
  7. Utilizzate lampadine a basso consumo energetico.
    Non devono necessariamente essere lampadine fluorescenti (che comunque ormai esistono di tutte le fogge e dimensioni, facendo crollare su sè stesse divere argomentazioni contrarie); anche le alogene consumano meno delle tradizionali lampadine ad incandescenza. Altra tecnologia interessante è quella dei diodi luminosi (LED) (informazioni sui vari tipi di sistemi d’illuminazione ed il loro consumo energetico)
  8. Utilizzate borse per la spesa in tessuto invece dei sacchetti di plastica.
    Hanno anche il vantaggio di non rompersi così facilmente e di “sopportare” pesi maggiori.
  9. Controllate la pressione dei pneumatici della vostra auto.
    Le gomme mezze sgonfie, oltre ad essere meno sicure, contribuiscono ad aumentare il consumo di carburante e si consumano più in fretta, entrambe le cose a causa del maggiore attrito.
  10. Cercate di utilizzare l’auto meno frequentemente.
    Le alternative sono tante, dai mezzi pubblici all’organizzarsi tra colleghi per utilizzare un’auto sola.
(Fonte: A casa di Isa)

sabato, ottobre 27, 2007

La lunga notte di Harry e Kurt

Ieri, qui in Germania, è stata la lunga notte di Harry Potter e di Kurt Beck. Anche se ad Amburgo il rivale Müntefering ha avuto il suo momento di gloria.

Una tivvù non si nega a nessuno

Se siete già annoiati dalla tivvù della Brambilla, rifatevi con questo signore qua (via Camillo).

venerdì, ottobre 26, 2007

Kiosk. L'altro Putin, quello visto dai russi

"Perché i russi amano Putin"
di Sergio Romano su Panorama.

"A che gioco giocano gli inglesi?"
di Sergio Romano su Panorama.

"Putin in versione premier per completare la transizione"
di Stefano Grazioli su Ideazione.

"Two Categories"
di Georgy Bovt su Russia Profile.

"Experts Panel: Putin in Iran"
a cura di Vladimir Frolov su Russia Profile.

Kiosk. Sinistre di lotta, governo e pensiero

"Ma la ragione non ha torto"
di Gian Enrico Rusconi sulla Stampa.

"Europa, non gettare il tuo sogno al vento"

di George Soros sulla Stampa.

"Prodi, parole necessarie ma tardive"

di Stefano Folli sul Sole 24 Ore.

"Die Linke, la sinistra che cambia i rapporti in Europa"

di Graziella Mascia su Liberazione.

"Für eine neue Kapitalismuskritik"

di Oscar Negt sulla Süddeutsche Zeitung.

"Näher an Beck"

di Christoph Seils sulla Zeit.

"Die Kunst des Chamäleons"

di Heribert Pranti sulla Süddeutsche Zeitung.

"Boss Beck menschelt wieder"

di Carsten Volkery sullo Spiegel.

"Es kann nur einen geben"
di Jan Kuhlmann sul Rheinischer Merkur.

"Come Back?"
di Jürgen Busche su Cicero.

Si scrive Bielorussia, si legge DDR

GERMAN REGIONAL LEADER COMPARES BELARUS TO FORMER EAST GERMANY. Matthias Platzeck, the minister-president of the eastern German state of Brandenburg, met with Belarusian Prime Minister Syarhey Sidorski in Minsk on October 23, Belapan reported. Platzeck told the agency that during the meeting he stressed the need "to balance out the system of basic values in the country to enable the normal development of society." He added that the Belarusian prime minister "confirmed that he is open for such a conversation." After returning to Germany, Platzeck told "Frankfurter Allgemeine Zeitung" that the situation in today's Belarus reminds him of the former Communist East Germany. "Nothing is prohibited, but everything is made impossible. So we knew that sort of thing too," the October 24 issue of the German daily quotes him as saying.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).

Salvate l'aeroporto di Tempelhof

Nella città che tutto divora, tutto distrugge, tutto reinventa e ricostruisce, ogni tanto capita che il meccanismo s'inceppi. E da qualche tempo Berlino prova a sedimentare anche un po' di memoria, un po' di passato. Così la prevista chiusura del terzo aeroporto cittadino, quello di Tempelhof, in favore del nuovo mega-aeroporto internazionale di Berlin-Brandenburg (BBI), ha scatenato una serie di reazioni a catena che hanno finora dilazionato il provvedimento. Tempelhof incarna la storia civile e militare dell'aviazione berlinese. Lo spazio nacque come campo di parata, poi all'inizio del secolo scorso cominciò ad essere utilizzato come campo di volo. Divenne ufficialmente aeroporto negli anni Venti: la Lufthansa venne fondata nel 1926 proprio a Tempelhof. Nel decennio successivo il piano urbanistico di Albert Speer ne prevedette l'ampliamento. I lavori furono eseguiti dal professor Ernst Sagebiel dal 1936 al 1941. Ma la sua fama resta legata al ponte aereo americano, che tra il 1948 e il 1949 fece fallire il blocco sovietico di Berlino rendendo il nome dell'aeroporto famoso in tutto il mondo. Contro la chiusura si sono schierate le compagnie aeree che ancora realizzano voli da Tempelhof (piccole compagnie per voli interni, alcune low cost, aerotaxi, la pista troppo corta non consente decolli e atterraggi di aerei intercontinentali), che si erano dette disposte a gestire in proprio lo scalo. A scendere sul terreno legale è stata la Icat (Interessengemeinschaft City Airport Tempelhof), un'associazione che raccoglie milleduecento membri e che ha avviato le procedure per indire un referendum popolare. Non la faccio troppo lunga: adesso siamo al punto che ci vogliono 170mila firme entro il 14 febbraio 2008. Nei primi 9 giorni di sottoscrizione, si è arrivati a quasi 30mila firme, il che lascia sperare che il tetto possa essere abbondantemente superato. E che saranno i cittadini di Berlino, e non i politici, a decidere se chiudere o meno un pezzo di storia che potrebbe ancora funzionare.

Minsk e la legge sugli eventi di massa

BELARUSIAN OPPOSITION LEADER AGAIN BLOCKED FROM REGISTERING HIS MOVEMENT. The Justice Ministry has turned down a second application for registration from the Movement for Freedom, an organization led by former opposition presidential candidate Alyaksandr Milinkevich, Belapan reported. The ministry explained that the organization's founding conference, which was held on the property of a children's summer camp in Minsk Oblast, violated a law governing mass events. "The law on mass events does not govern founding conferences for nongovernmental organizations and we did not have to apply for permission to authorities [to hold the conference]. There is no such practice," Yury Hubarevich from the Movement for Freedom told journalists. "Of course we will appeal this decision by the justice ministry to the Supreme Court. And we will continue applying for registration," he said, adding that the movement will send a complaint to the UN Human Rights Committee if the Supreme Court upholds the registration denial. The justice ministry rejected the organization's first application for registration earlier this year, citing alleged flaws in the organization's charter. The Supreme Court upheld that decision last month.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty).

Indulto alla bielorussa

BELARUSIAN LOWER HOUSE PASSES AMNESTY BILL. The Chamber of Representatives on October 24 passed a bill on pardoning some categories of convicts, Belapan reported. The bill applies to those convicted of crimes punishable by no more than six years in prison. Those who were convicted of grave economic crimes, such as larceny and fraud, and have served at least a third of their sentence may also be pardoned, provided that they did not commit the crime as part of an organized group. Interior Minister Uladzimir Navumau told legislators that the amnesty will extend to some 2,500 convicts. Navumau said at a news conference later the same day that he does not know whether opposition politicians Alyaksandr Kazulin and Andrey Klimau will be pardoned under the amnesty bill. Navumau also denied that there are political prisoners in the country. "There are no political prisoners or politically motivated articles [of the Criminal Code] in Belarus. Many people whom the opposition is talking about were convicted on criminal charges," he noted.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)

Urla dal silenzio

Cala il silenzio sulla Birmania. Non qui: su 1972, su AsiaNews.

mercoledì, ottobre 24, 2007

Kaczynski, la questione del veto presidenziale

Nella formazione del nuovo governo polacco si inserisce una questione piuttosto interessante, quella del veto che il presidente della Repubblica può opporre alle proposte parlamentari. Per superarlo, occorre una maggioranza qualificata, dei due terzi. E siccome Lech Kaczynski ha dichiarato di voler fare un uso intenso del veto, ecco che spunta l'ipotesi di un governo di larghe intese che metta assieme Piattaforma Civica di Donal Tusk, il partito contadino e il blocco socialdemocratico che riunisce diverse formazioni politiche, dai postcomunisti dell'ex presidente Kwasniewski ai liberali di sinistra guidati dal dissidente di Solidarnosc, lo storico ed europarlamentare Borislaw Geremek. Appunto, per superare lo scoglio del veto presidenziale. Come scritto ieri, l'era Kaczynski non è affatto finita e il futuro nuovo premier Tusk dovrà essere molto abile a districarsi nei primi mesi di lavoro. Ovviamente, qui si fa il tifo per lui.

La Polonia di Donald Tusk

Varsavia. La prima domanda che viene in mente guardando Donald Tusk, il vincitore delle elezioni polacche, finalmente sciogliersi in un sorriso timido dal palco del quartier generale di Piattaforma Civica (PO), è se ce la farà a reggere il peso delle aspettative. Perché il 41 per cento ricevuto in dote dagli elettori nel voto di domenica lo carica di una responsabilità enorme: quella di ricostruire l'immagine europeista e moderna del paese dopo due anni di irrequietezze del suo predecessore. E' stata certamente una bocciatura per la politica dei gemelli Kaczynski, rimarcata dalla scomparsa parlamentare dei due piccoli partiti estremisti che il gemello premier, Jaroslaw, si era caricato al governo. Ma il consenso che Piattaforma Civica ha raggiunto, grazie soprattutto alla performance televisiva del suo leader nel faccia a faccia con il premier dell'ultima settimana, significa qualcosa di più: che Donald Tusk ha la possibilità di consolidare il vero, grande partito di centrodestra moderato erede della storia e dello spirito di Solidarnosc. E di aprire una nuova stagione politica della Polonia, dopo la lunga, positiva ma controversa fase di transizione dal comunismo alla democrazia.

Chissà se ne sarà capace, questo minuto professore di storia di Danzica, appassionato di foto d'epoca, sposato con due figli, la cui timidezza innata consiglierebbe tutt'altro ruolo che quello del leader politico. Due anni fa perse la corsa alle presidenziali anche a causa di una bugia su suo padre lanciata in corsa da un assistente di Lech Kaczynski, alla quale non seppe ribattere con la tempestività necessaria. Eppure proprio lui, con la sua timidezza e la sua moderazione, è l'uomo che ha determinato la svolta in questa campagna elettorale. Quel faccia a faccia televisivo, che ha inchiodato allo schermo milioni di polacchi, è stato paragonato al famoso duello che oppose negli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon. Lui, Tusk, ha sostenuto il ruolo di Kennedy, giovane, spigliato, addirittura aggressivo. Chissà quanto avrà forzato il suo carattere per aggredire Jaroslaw Kaczynski e inchiodarlo alle responsabilità di un governo disastroso. E il premier è rimasto sorpreso, spiazzato: il suo copione – che fino ad allora aveva funzionato alla perfezione – s'è scompaginato e il gemello cattivo è apparso di colpo un piccolo provinciale capitato per caso alla guida di un grande paese europeo.

Donald Tusk ha pescato voti un po' dovunque. Secondo le prime analisi del flusso elettorale, Piattaforma Civica ha eroso in parte l'elettorato più moderato del PiS, il partito dei gemelli, (presumibilmente il voto giovanile, nel 2005 attirato dal messaggio moralista dei Kaczynski ma poi imbarazzato per le brutte figure internazionali) e in parte ha riportato alle urne cittadini che due anni fa si erano astenuti. Un piccolo afflusso è venuto anche da sinistra, moderati che hanno individuato nel PO l'unica forza politica in grado di contrastare i Kaczynski. Al nuovo vincitore si presenta dunque una sfida tutta politica che va al di là della stessa esperienza amministrativa di capo del governo: costruire le basi di un moderato partito liberal-conservatore. Certo, c'è anche da governare il paese, ma questa sembrerebbe quasi la cosa più facile giacché la Polonia continua a offrire performance economiche di tutto rispetto e presenta una società vitale e aperta, forse la più dinamica fra quelle dell'Europa centro-orientale. Gli investimenti dall'estero proseguono, l'ingresso nell'Unione Europea garantisce fondi che tranquillizzano il settore agricolo e contribuiscono al boom di quello edilizio, l'organizzazione con l'Ucraina dei campionati europei di calcio nel 2012 assicura flussi finanziari anche per i prossimi anni. Il problema è semmai convincere i troppi lavoratori qualificati emigrati all'estero (in Gran Bretagna e in Irlanda soprattutto) a rientrare in patria: lì non basterà il richiamo del cuore, serviranno paghe più alte.

Il compito è dunque grande per Donald Tusk. Servirà la grinta e la tenacia che si nascondono dietro la timidezza. Anche perché l'opposizione sarà agguerrita. I gemelli Kaczynski hanno subito una dura sconfitta ma la politica polacca resta instabile e volatile. E se si guardano le differenze con le elezioni di due anni fa, Giustizia e Libertà ha addirittura accresciuto i consensi in termini percentuali. Lech resta presidente della Repubblica e di fatto, dal punto di vista istituzionale, si apre una nuova era di coabitazione. il premier sconfitto ha riconosciuto la vittoria dell'avversario, gli ha augurato buon lavoro, ha accusato stampa e tv di aver influenzato la campagna elettorale e ha promesso un'opposizione dura. le ragioni di fondo che due anni fa diedero il successo ai gemelli non sono venute meno. Giustizia e Libertà mantiene un robusto consenso specie nelle zone rurali e nella provincia e sarebbe una lettura affrettata quella di considerare chiusa la loro stagione politica.

(dall'Indipendente del 23 ottobre 2007)

Le grandi città incoronano Donald Tusk

Varsavia. La Polonia volta pagina, l'ennesima della sua recente storia democratica. Ma è un segnale di vitalità e normalità. Donald Franciszek Tusk, leader del partito di centrodestra liberale e moderato Piattaforma Civica (PO) batte nettamente il premier uscente Jaroslaw Kaczynski nel paradossale derby politico che ha visto di fronte le due anime della destra. Dieci punti di distacco e un 41 per cento (nel momento in cui scriviamo i dati non sono ancora ufficiali) che garantisce al nuovo premier in pectore la formazione di un governo stabile ed omogeneo, probabilmente con il partito centrista dei contadini. Ma a Donald Tusk i polacchi hanno offerto un'altra e più ambiziosa prospettiva: quella di costruire il primo grande partito moderato di centrodestra dopo venti anni di transizione dal comunismo alla democrazia.

Una sfida tutta politica per questo fragile e timido professore di storia nato a Danzica da una famiglia di origini tedesche, appassionato di fotografie d'epoca poi catapultato nell'agone della politica a dispetto del suo carattere introverso. Eppure la grinta non sembra mancargli. Tenace dietro lo specchio della timidezza, Donald Tusk è il vero valore aggiunto della campagna elettorale che si è conclusa. E' stato lui a determinare la svolta decisiva vincendo il dibattito televisivo con il rivale Kaczynski e invertendo la tendenza che sino ad allora aveva premiato il premier uscente. E ora promette di usare la stessa determinazione per riportare il paese sulla strada delle riforme economiche e sulla via del tradizionale europeismo.

I timori che anche questa volta i sondaggi degli ultimi giorni potessero fare cilecca (come era avvenuto due anni fa) s'è andato fugando man mano che dai seggi elettorali giungevano i dati parziali sull'affluenza. Alla fine ha votato il 60 per cento degli elettori, un balzo in avanti di venti punti rispetto alle politiche del 2005, segno evidente che l'elettorato d'opinione (bacino naturale di Piattaforma Civica) aveva risposto all'appello. Secondo le prime analisi di voto, questa volta è stata forte la mobilitazione delle grandi città e delle regioni settentrionali e occidentali della Polonia, dal Baltico alla Wielkopolska, tradizionalmente vicine al partito di Dusk. Che ha convinto anche l'elettorato giovanile, due anni fa attratto dalla lotta moralizzatrice dei Kaczynski ma poi deluso dal bilancio del governo e preoccupato dal peggioramento dell'immagine internazionale del paese. I giovani rappresentano in Polonia la fascia più dinamica e moderna della popolazione e da loro giunge la spinta a riprendere il processo di modernizzazione per non sprecare le grandi opportunità della crescita economica e dell'ingresso nell'Unione Europea. Spicca su tutti il dato di Varsavia, dove i due principali rivali si confrontavano direttamente: Donald Tusk ha ottenuto il 47 per cento dei voti, Jaroslaw Kaczynski solo il 21. La capitale è stata questa volta lo specchio fedele degli umori del paese.

Sul piano parlamentare, il nuovo Sejm, la camera bassa, può consentire a Piattaforma Civica di governare con il solo apporto del PSL, il partito dei contadini, una formazione centrista che negli ultimi tempi ha spostato il proprio baricentro dalla difesa corporativa degli interessi agricoli a una prospettiva più moderna, che guarda agli ambienti imprenditoriali e ai giovani. da questo punto di vista è dunque il partner ideale per Donald Tusk, che può così fare a meno dei rischi di una Grande Coalizione con i socialdemocratici del LiD, un rassemblement nel quale, accanto a storici esponenti della sinistra di Solidarnosc, siedono ancora i postcomunisti. Questa alleanza non ha ottenuto un buon risultato: inchiodata al 13 per cento, sconta l'onda lunga degli scandali legati alle liberalizzazioni manipolate che hanno caratterizzato l'era Kwasniewski e la mancanza di ricambio generazionale. Dunque, Tusk può dar corpo a un esecutivo che potrebbe contare una maggioranza di 10-15 seggi circa (a seconda della ripartizione finale): non tantissimo ma sempre meglio che azzardare un governo di solidarietà nazionale, quando il paese sembra comunque tutto sbilanciato a destra.

Perché è vero che il voto di domenica segna una sconfitta pesante per i gemelli Kaczynski e per il loro governo (testimoniata dal crollo dei due partiti estremisti minori che Jaroslaw aveva imbarcato nell'esecutivo, entrambi sprofondati all'1 per cento). Ma è anche vero che Giustizia e Libertà (PiS) mantiene il consenso di un terzo dell'elettorato polacco e in termini percentuali è addirittura cresciuto del 5 per cento rispetto al 2005, quando vinse le elezioni. Segno che il profondo disagio identitario di cui i gemelli si sono fatti portavoce persiste ed è stato semplicemente mal tradotto in una strategia politica avventata e arrogante. La stagione dei Kaczynski non è affatto conclusa, e nelle rassegne di stampa occidentali di oggi c'è qualche trionfalismo di troppo. Lech resta presidente della Repubblica e per la Polonia si apre una delicata fase di coabitazione istituzionale. E Jaroslaw, slegato dalle tensioni quotidiane di governo, potrebbe riprendere in mano le redini del partito, riflettere sugli errori compiuti, guidare un'opposizione dura e ricalibrare messaggio e programma. L'abilità non gli manca così come non gli fa difetto una certa spregiudicatezza politica. Resta l'immagine positiva di un paese ormai pienamente integrato nel sistema politico europeo. Appena è stata resa nota la prima, chiara proiezione, il vincitore si è presentato davanti ai suoi sostenitori e, appena ha concluso il suo discorso, lo sconfitto gli ha concesso pubblicamente la vittoria augurandogli buon lavoro. Niente male dopo una campagna elettorale tesa e velenosa.

(dal Secolo d'Italia del 22 ottobre 2007)

lunedì, ottobre 22, 2007

Kulinaria. Pierogi che passione

Buoni questi pierogi, anche se un po' pesantucci. Magari avrei potuto ovviare prendendo la versione vegetariana, tanto di moda anche fra i giovani polacchi. Ma siccome qui non siamo più tanto giovani e non volevamo tradire la tradizione, allora ci siamo abbuffati con quelli ripieni alla carne. Vorrà dire che, rientrati a Berlino, recupereremo con le tante insalate che rendono famosa la cucina berlinese nel mondo... la caprese, la niçoise, la greca.

Il giorno di Donald Tusk

Varsavia. Donald Tusk ha vinto. E finalmente sorride guardando diritto negli occhi i suoi militanti raccolti attorno al palco sistemato al centro della grande sala che fa da quartier generale del partito. Per qualche attimo riesce a vincere quell’innata timidezza che gli consiglierebbe ben altro ruolo rispetto a quello del leader politico. E scioglie la tensione in un sorriso aperto. Può farlo perché questa volta il successo è tutto suo, costruito pezzo per pezzo nei due anni di opposizione e consolidato in una campagna elettorale difficile e piena di insidie. Decisivo è stato il dibattito televisivo di una settimana fa con il rivale Jaroslaw Kaczynski, che ha incollato al video milioni di polacchi e che da tutti gli osservatori è stato paragonato al famoso dibattito fra John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon [... continua su Ideazione].

La normalità della Polonia

I sondaggi, questa volta, non hanno sbagliato e l'alta percentuale dei votanti ha nel corso della giornata dato corpo all'ipotesi che Donald Tusk, questa volta, ce l'avrebbe fatta. Cosi' e' andata e adesso per la Polonia si apre una nuova stagione politica, anche se quella dei gemelli Kaczynski non si chiude del tutto, come affrettatamente si dice sulla stampa europea occidentale. In Italia sorprende per superficialita' e faziosita' il reportage di un giornalista esperto e solitamente molto informato come Andrea Tarquini di Repubblica. Piu' equilibrato e rispondente al vero quello di Sandro Scabello sul Corriere della Sera. Secco e preciso il breve articolo di Leonardo Maisano sul Sole 24 Ore.

Detto della "concorrenza", i miei reportage dei giorni precedenti (che potete rileggere scorrendo giu' per il blog) sono uno spaccato fedele di quanto si agita oggi sulla scena polacca. Una sola cosa voglio segnalare qui, in attesa di proporvi gli articoli scritti oggi per i giornali cui collaboro a commento del voto. Appena e' stata comunicata la prima proiezione elettorale che dava chiaramente la misura del risultato, il vincitore Donald Tusk si e' presentato davanti ai suoi sostenitori per la dichiarazione di vittoria. Un breve e secco discorso. Appena ha finito, Jaroslaw Kaczynski e' apparso davanti ai suoi sostenitori per concedere la vittoria all'avversario. Anche per lui brevi, pacate parole, poi un rimbrotto alla stampa a suo dire partigiana nella campagna elettorale (i cliche' non vanno abbandonati), infine gli auguri di buon lavoro a colui che adesso prendera' il suo posto. Una piccola lezione di stile da un paese nuovo membro dell'Ue che pur vive campagne elettorali intense e combattute come le nostre.

Carletto Darwin campione del mondo di Formula 1

Il mondiale lo ha vinto lui, altro che Kimi. Andatevi a rivedere i post sulla Formula 1, specie quelli dei momenti in cui tutto sembrava perduto. Fossi al posto dell'ufficio stampa della Ferrari, gli regalerei come minimo una giornata ai box la prossima volta che capitano dalle parti del Nürburgring.

domenica, ottobre 21, 2007

Polonia, guida al voto

Varsavia. E' finalmente una bella giornata di sole. Fredda ma bella. Chissa' se questo incoraggera' gli elettori a recarsi alle urne. Intanto la mattinata appare tranquilla e sonnolenta. Atmosfera rilassata e del tutto diversa da quella caotica e frenetica dei giorni feriali. Anche questo e' in fondo un segnale di normalita'. La politica vive momenti di contrapposizione anche forte ma tutto resta confinato nell'ambito della dialettica elettorale. La Polonia e' un paese del tutto normale, nel quale la giornata elettorale trascorre con la stessa tranquillita' che accompagna simili eventi in Francia, Gran Bretagna o Germania. Ne approfitteremo per un breve giro fra i seggi, poi una puntata in chiesa (oggi necessaria, dato il peso rilevante che la chiesa gioca anche nelle vicende politiche ed elettorali) quindi una pausa nel parco di Wilanow. Come in tutte le citta' est-europee, i negozi e i grandi magazzini sono aperti anche la domenica. Alle 20, chiusi i seggi, parte la grande serata tv, con exit poll, proiezioni e voti. E la girandola dei commenti. Esattamente quello che accade ovunque. La Polonia e' in Europa, e' bene che i lettori tengano ormai bene a mente questa prospettiva.

Siti consigliati per risultati e commenti:
Rete televisiva nazionale polacca;
Gazeta Wyborcza;
BBC News;
The Beatroot (blog);
Sueddeutsche Zeitung.

Perché i Kaczynski possono ancora vincere

(Esclusiva Walking Class e post lungo).

Varsavia. “Non prendete i sondaggi per oro colato. Anche due anni fa tutti indicavano la vittoria di Piattaforma Civica alle politiche e di Donald Tusk alle presidenziali. Poi, invece, i gemelli Kaczynski hanno vinto tutte e due le volte”. La confidenza viene da un esperto di eccezione, Robin Lautenbach, da tre anni corrispondente a Varsavia per la prima rete televisiva tedesca, l’ARD. Lautenbach conosce ormai a fondo tutti i segreti della società polacca, a cominciare dal modo in cui i sondaggi vengono costruiti. “Non c’è alcuna affidabilità, vengono fatte delle telefonate senza precisi criteri statistici, in verità non ci prendono quasi mai”. A dire il vero, qualche sospetto ci era venuto, leggendo cifre tanto diverse nei sondaggi pubblicati dai principali quotidiani venerdì scorso, ultimo giorno disponibile prima del silenzio della vigilia. E tuttavia la tendenza appariva chiara, a prescindere dai numeri.

Su questo anche Lautenbach un po’ conviene: “Questa volta sembra diversa l’atmosfera, il confronto televisivo fra i due principali rivali, che ha incollato l’intero paese alla tv, è stato davvero paragonabile a quello famoso fra Kennedy e Nixon, a favore di Donald Tusk. Ma non è detto che poi tutti coloro che hanno apprezzato Tusk in tv andranno alle urne a votare”. Non sarebbe poi la prima volta che il vincitore di un dibattito televisivo vede infrangere le proprie illusioni nell’urna elettorale. Per quanto la politica sia diventata molto mediatica, permangono (per fortuna) molti altri fattori che determinano il voto dei cittadini.

Un indicatore importante sarà la percentuale dei votanti. Se sarà alta, allora Piattaforma Civica ha buone speranze di vincere le elezioni. Se si manterrà bassa, allora la partita potrebbe volgere a favore di Jaroslaw Kaczynski. L’elettorato del Pis è militante e molto disciplinato. Quello liberale è ondivago come tutti gli elettorati di opinione. E l’astensionismo sta diventando una cartina di tornasole della sfiducia con cui i polacchi seguono la politica. Due anni fa per il rinnovo del parlamento si recò ai seggi poco più del 40 per cento, una delle percentuali più basse d’Europa. Alle presidenziali si arrivò al 50: un elettore su due. Se si raffronta il 27 per cento ottenuto la scorsa volta da Giustizia e Libertà con il numero totale degli elettori potenziali, si capisce come governo e presidenza della Repubblica si fondino tutto sommato sul consenso diretto del10 per cento degli elettori.

Numeri e statistiche a parte, ci siamo messi alla ricerca dei motivi del fenomeno Kaczynski, al di là dei facili cliché che noi europei occidentali gli abbiamo appiccicato addosso e che i gemelli, in verità, fanno di tutto per tenersi appiccicati. Il politologo Radoslaw Markowski ci offre una chiave di lettura più polacca: “Se si analizzano le dichiarazioni ufficiali dei leader di Giustizia e Libertà, secondo gli standard europei potremmo definire questo partito come nazionalista e populista; tradotto in termini polacchi diremmo che si tratta di un partito patriottico e solidarista”. Sul concetto patriottismo-nazionalismo torneremo in un’altra occasione (con un reportage più ampio sulla rivista cartacea Ideazione), perché la questione è molto delicata, non riguarda solo la Polonia ma quasi tutti i paesi est-europei. Qui basti anticipare il concetto che Giustizia e Libertà ha riempito in questi ultimi anni un bisogno identitario e patriottico profondo della società polacca, che si è approfondito proprio nel momento in cui l’ingresso nelle istituzioni europee ha chiuso una fase storica di transizione e ne ha aperto una nuova, nella quale il paese ricerca ragioni, spazio e collocazione. La memoria della Polonia affonda nella debolezza della sua storia e nell’orgoglio della sua gente, una miscela dalla quale emerge la paura primordiale per i suoi ingombranti vicini, la Germania e la Russia. Che la Germania oggi non sia più il Reich minaccioso del passato è questione che è inscritta nell’esperienza di noi europei occidentali, che abbiamo sperimentato sessant’anni di pace e collaborazione nell’ambito di un’Europa via via sempre più integrata. I paesi dell’Est, e la Polonia più di tutti, si affacciano oggi a questa nuova dimensione portando in dote tutte le paure e le ansie del passato, appena scongelate da un’altra dominazione-occupazione, quella sovietica. Trascorrere una giornata come quella di ieri, tra il museo della rivolta di Varsavia del 1944 e la proiezione del nuovo film su Katyn (che tanta polemica sta suscitando in Polonia, Russia e Germania), aiuta a capire i processi di questa necessaria ma ambigua definizione dell’identità nazionale in atto ad est dell’Oder.

Quanto al solidarismo, questo è un punto che divide davvero le due destre che oggi si contendono la guida del paese. Se Tusk è un liberale convinto, i gemelli propongono un mercato controllato e una maggiore attenzione ai ceti più poveri. E due anni fa, i polacchi avevano voglia di tirare un po’ il fiato dopo anni di corsa a tutto spiano. Infatti, nei due anni di governo hanno bloccato le liberalizzazioni e mantenuto il controllo statale su molti settori dell’economia, dall’energia alle banche.

Qui si inserisce però anche la polemica furiosa che il PiS ha lanciato contro i comunisti e i post-comunisti, le cui liberalizzazioni sarebbero state realizzate favorendo gruppi oligarchici legati al partito socialdemocratico (ex comunista). “E’ un’accusa che ha fondamento – concede Lauterbach – perché in Polonia il processo di privatizzazione ha seguito lo stesso scenario dei paesi dell’est europeo, Estonia e Repubblica Ceca escluse. I comunisti, diventati post, hanno gestito le dismissioni statali, favorendo gruppi economici a loro vicini, quando non si sono appropriati loro stessi di pezzi dell’economia”. Ecco spiegati gli scandali che hanno affossato il partito socialdemocratico dopo dieci anni ininterrotti di presidenza di Aleksander Kwasniewski. Ed ecco perché il binomio anti-liberalizzazioni anti-comunismo si salda nel programma politico dei Kaczynski. Aggiunge Markowski: “Oggi, rispetto a due anni fa, la divisione che si impone nel confronto politico non è più tra liberisti e solidaristi ma tra anticomunisti e postcomunisti.
E’ di questo che si parla oggi”.

E ad aver riposizionato il dibattito politico è stato proprio Jaroslaw Kaczynski. “Il PiS – conclude Markowski – a differenza dei liberali, sa bene come si vincono le elezioni, che è poi lo scopo primario di una forza politica. I suoi dirigenti solleticano l’istinto degli elettori, impongono con spregiudicatezza i temi della campagna elettorale, costringono tutti a misurarsi sulla loro lunghezza d’onda. Fino al dibattito televisivo, questa campagna era stata un’assoluta vittoria per Jaroslaw Kaczynski che negli ultimi tempi era sempre stato in vantaggio nei sondaggi. Il PiS sembrerebbe aver perduto l’appoggio giovanile e sta cercando di recuperare con il voto nelle campagne. Ma sarebbe curioso rivederlo al governo, magari con una maggioranza solida: chissà che sciolti dallo stress di dover conquistare giorno per giorno la maggioranza parlamentare, i suoi dirigenti non possano riportarlo sulla traccia delle sue radici conservatrici”. Ancora poche ore e sapremo il responso delle urne. Dalle 20 exit poll e risultati che potrete seguire collegandovi ai principali siti internazionali (consiglio BBC e CNN) e ai siti e blog polacchi inseriti nel colonnino qui di fianco nella sezione Europa centro-orientale.

sabato, ottobre 20, 2007

Voto in Polonia, in vantaggio i "ragionevoli"

Lo scontro è fra città e campagna. Fra euro-ottimismo ed euro-scetticismo. Tra la voglia di accelerare le riforme liberali e la preoccupazione di ritagliarsi spazi protetti e garantiti. Ma è uno scontro che, qui in Polonia, si gioca tutto sulla destra del versante politico. Da un lato Donald Tusk, il leader di Piattaforma Civica, il maggior partito di opposizione. Dall’altro Jaroslaw Kaczynski, premier uscente alla guida di Giustizia e Libertà. Di qua il desiderio di riannodare i rapporti con i vicini, Germania e Russia in particolare e di tornare a guardare all’Europa e al futuro con fiducia e ottimismo. Di là il tentativo di giocare sempre sul filo della rottura, di esasperare il confronto con i vicini e con l’Europa, nella convinzione di poter cavalcare la tigre della demagogia interna e strappare più privilegi possibili per la Polonia. Due destre diverse in tutto: liberale ed europeista quella guidata da Donald Tusk, il primo, populista ed euroscettica quella di Jaroslaw Kaczynski. E tutte e due eredi dello spirito di Solidarnosc, anche se il padre nobile di quel movimento, Lech Walesa, ha sconfessato i Kaczynski considerandoli addirittura un pericolo per la democrazia.

In teoria avrebbero anche potuto essere alleate. Ma Tusk e Kaczynski hanno separato le proprie strade due anni fa, quando i gemelli vinsero la doppia partita delle legislative e della presidenza e decisero di non dividere il piatto con nessuno, se non con una piccola truppa di partitini ancora più estremisti del loro. A quel punto liberali e conservatori hanno cominciato ad essere alternativi. Tanto alternativi che lo scontro decisivo di questa campagna elettorale è stato il confronto televisivo tra i due. I sondaggi indicano oggi che il successo è andato a Donald Tusk. E che sarà lui a vincere le elezioni di domenica. A seconda degli istituti di ricerca (che nel dettaglio propongono dati concordanti nelle tendenze ma diversi nelle cifre) Piattaforma Civica oscilla tra il 34 e il 42 per cento, Giustizia e Libertà rispettivamente tra il 26 e il 32. I socialdemocratici dell’ex presidente Aleksandr Kwasniewski non superano il 12 per cento. Tra 7 e 8 per cento i centristi del PSL, fuori tutti gli altri. Dunque, la partita è in realtà un derby tra due diverse formazioni (e concezioni) della destra.

Vista da Varsavia, questa competizione appare sbilanciata. Le indagini sociologiche rivelano che proprio nei grandi centri è cresciuta l’insoddisfazione per il governo Kaczynski e che proprio qui, dove il business è realtà quotidiana, le frizioni internazionali causate dalla linea di politica estera degli ultimi due anni danneggiano l’immagine e gli affari del paese. Nelle città vive l’élite intellettuale imbarazzata dal populismo e prospera il nuovo ceto medio che vuole stabilità e moderazione e non ama la spregiudicatezza dei bizarri ministri degli ultimi anni. Fosse per Varsavia, Piattaforma Civica avrebbe già vinto. Anzi stravinto. Il sondaggio locale pubblicato dal quotidiano Gazeta Wyborcza è illuminante: nella capitale i liberali vincono 52 a 27, la forbice si riduce drasticamente nella provincia di Varsavia, 39 a 36. In una campagna elettorale che si gioca soprattutto in televisione, gli unici attivisti che si vedono in città sono i liberali. Casacca arancione (chiaro riferimento all’esperienza ucraina), volantini e materiale di propaganda, scorazzano in lungo e in largo soprattutto nel centro cittadino: quello commerciale dei grandi magazzini occidentali di fronte al palazzo della cultura sovietico regalato negli anni Cinquanta da Stalin, lungo l’elegante Nowy Swiat e nel centro antico di Stare Miasto, che poi tanto antico non è visto che è stato ricostruito di sana pianta dalle macerie della guerra tra gli anni Sessanta e Ottanta.

Il programma di Donald Tusk è chiaro e moderato, perché parla la lingua della ragionevolezza: dunque si vede. La propaganda dei Kaczynski invece non la vedi, è sotterranea, si muove per canali tutti suoi, penetra nelle campagne poco informate dove il business del distretto finanziario della capitale non arriva e al massimo suscita invidia. Lì, fra trattori e vita dura, l’Europa è una sanguisuga burocratica anche se poi si sopravvive di sussidi comunitari. Vale la retorica della polemica contro i nuovi ricchi, in nome di una pulizia morale. Un recente studio internazionale segnala che nell’ultimo anno il livello di corruzione nel paese è rimasto lo stesso. Un’altra battaglia persa dalla famiglia Kaczynski. Forse l’ultima.

(dall'Indipendente del 20 ottobre 2007).

venerdì, ottobre 19, 2007

La Polonia pronta a voltar pagina

Varsavia. La campagna elettorale è tutta in televisione, nonostante l’autunno sia stato finora mite e solo oggi pioggia e freddo abbiano annunciato il cambio di stagione. Mancano i comizi, le manifestazioni all’aperto, la propaganda porta a porta. E se si escludono i manifesti murari e qualche attivista di Piattaforma Civica, bisogna accendere la nuova arena mediatica, la tv, per capire che fra due giorni si vota [... continua su Ideazione].

Intanto nella vicina Ucraina: provaci ancora Julia

Kiev. L'accordo è stato siglato e in Ucraina vale quel che vale. Cioè poco. Però il presidente Viktor Yushchenko si è convinto e Julia Timoshenko si avvia a riprendere le redini del governo. La favola è quella di una coalizione che vorrebbe riannodare il filo interrotto della rivoluzione arancione. La storia è quella di un braccio di ferro che si è aperto non appena la Timoshenko ha avuto la certezza del proprio successo personale e quella dell'insuccesso di Yushchenko [... continua su Ideazione].

La Polonia al voto e il ritorno dell'Europa

Varsavia. Se Jaroslaw Kaczynski avesse prestato più attenzione all’intero paese e non solo al suo elettorato profondo, forse adesso non si troverebbe nella condizione di dover inseguire il suo principale avversario a tre giorni dalla data del voto. La svolta pare certificata da tutti i sondaggi, fino a ieri ancora ondivaghi e discordanti. Oggi non lo sono più, e tutti registrano che il leader dell’opposizione liberale, Donald Tusk, ha preso il largo dopo aver vinto l’unico dibattito televisivo con il premier di questa campagna elettorale. Il suo partito, Piattaforma Civica, è accreditato del 39 per cento. Segue Giustizia e Libertà dei gemelli Kaczynski a 4-5 punti di distanza, mentre i socialdemocratici dell’ex presidente Kwasniewski restano piantati al 15 per cento.

Il gemello premier si è fatto battere sui temi dell’Europa e dei turbolenti rapporti internazionali. E’ stato incalzato dallo sfidante che lo ha accusato di incompetenza e di aver isolato la Polonia dai suoi vicini naturali come Germania e Russia e dal contesto europeo. Il premier non è riuscito ad opporre risposte convincenti e, fuori dal bozzolo protetto delle convention di partito, è apparso incerto.

D’altronde il paradosso polacco è che tutto, in questo paese, richiama l’Europa, sin da quando si attraversa il confine dalla Germania, sul lungo ponte che attraversa l’Oder dopo aver lasciato la Francoforte dell’est. E proprio nel momento in cui Varsavia si diletta nel ruolo del guastafeste ad ogni summit europeo (ma questa volta a Lisbona le divergenze dovrebbero essere superate), le sue terre raccontano la storia del continente, le sue tragedie, le sue turbolenze, le sue passioni. Ed è una storia a lieto fine, fatta di frontiere che evaporano e di popolazioni che s’incontrano, di rivalità che si chiudono, forse per sempre. Un confine d’acqua, quello del fiume Oder, che segna una certezza nella geografia della Nuova Europa. Cristallizza le responsabilità storiche, le punizioni accettate come colpa da espiare. E’ la garanzia che dopo la seconda guerra mondiale, la guerra fredda, la fine delle ideologie e dei muri, s’è aperta una storia nuova, questa sì dal volto umano.

L’Oder, in questo punto, è quasi sempre stato una frontiera, anche quando il Reich tedesco si estendeva a nord e a sud, verso la Pomerania e la Slesia, verso Stettino e Breslavia. La regione un po' piu' a est si chiama Wielkopolska e ha sempre costituito il cuore del paese, anche nei periodo in cui è stata occupata dai tedeschi. I nomi delle città e delle vie, i palazzi, i monumenti e le piazze parlano polacco ma l’università di riferimento, oltre a Poznan, è quella di Francoforte sull’Oder, volutamente ridisegnata nel nome dell’unità tedesco-polacca, la più importante accademia transfrontaliera d’Europa. Le frizioni ritornano, alimentate dalla demagogia politica, dal passato non digerito e quindi strumentalizzato, dalle paure a volte alimentate ad arte ma la gente vive i tempi nuovi con semplicità e naturalezza. E se avessero tempo da perdere, i polacchi percorrerebbero a piedi il ponte sull’Oder che li unisce a Francoforte avanti e indietro, senza mai fermarsi: una danza gioiosa sui piloni piantati nell’acqua, su quel confine che per tanti anni è stato luogo di tragedie, strazi e annegamenti, esattamente come danzavano i giovani di Berlino la notte in cui il Muro se ne venne giù.

E’ su questo che i gemelli Kaczynski rischiano di perdere la loro scommessa politica. La Polonia vive una quotidianità diversa da quella che siamo abituati a leggere sui giornali. Sulla stampa fa notizia solo l’eccentricità, la drammatizzazione, l’enfasi. Finiscono in prima pagina le contrapposizioni artificiali della politica, le spacconate dei protagonisti del momento, le piccole guerre di posizione per il potere e viene emarginata dai racconti e dai reportage quella che chiameremmo la Polonia reale. I milioni di cittadini che lavorano, sgobbano, s’industriano, a volte si arrabattano, e che tutti assieme realizzano quella crescita dell’economia che da dieci anni a questa parte ha consentito al paese di sganciarsi dalle secche della transizione e muovere speditamente verso condizioni di benessere si possono cominciare a paragonare a quelle dell’Europa dell’ovest.

E’ una crescita diseguale, caotica, irregolare, che non coinvolge tutti e lascia ai margini quanti sono impegnati nei settori più tradizionali, o coloro che per età hanno più difficoltà ad adattarsi alle diavolerie della concorrenza e del libero mercato. Non è tutto oro quello che luccica nel modello polacco, ma almeno luccica. Dieci anni fa c’era la disperazione per una transizione che appariva senza via d’uscita. Vent’anni fa c’era ancora il comunismo e il disastro economico lasciato dal generale Jaruzelski. La politica, invece, interessa poco perché negli ultimi tempi è sembrata vivere su un pianeta parallelo. Ventiquattro mesi fa, quando i gemelli Kaczynski infilarono la sorprendente doppietta (vittoria alle politiche e alle presidenziali) in nome della lotta morale alla corruzione, andò a votare la metà degli aventi diritto. Il cinquanta per cento. Una delle percentuali più basse di tutta Europa. Questa volta chissà: Donald Tusk promette di ricucire il rapporto tra politica e cittadini.

(Pubblicato sul Secolo d'Italia del 19 ottobre 2007)

giovedì, ottobre 18, 2007

Polonia, torna in vantaggio Tusk l'europeista

Varsavia. Ogni volta che si ritorna a Varsavia c'e' sempre qualcosa di nuovo. La citta' e' in continuo movimento, cresce e si modernizza a ritmo impressionante. Oggi, Varsavia, un po' come tutte le grandi citta' della Polonia, ha assunto il rilievo di una moderna capitale occidentale. Solo i brutti quartieri periferici rimandano ai tempi grigi del comunismo ma anche li' i nuovi centri commerciali e il restauro dei vecchi casermoni prefabbricati stanno ridisegnando i contorni urbani. Il centro storico e' invaso dai turisti scaricati dalle decine di voli low cost che ormai servono l'aeroporto. E' un centro artificiale, completamente ricostruito tra gli anni Sessanta e Ottanta basandosi sui quadri del Settecento: i nazisti lo avevano raso completamente al suolo. L'abilita' riconosciuta dei carpentieri polacchi ha riportato in vita questo spicchio storico della citta', il castello, i palazzi della piazza centrale, le vie strette, i lampioni, perfino i sampietrini. Ma resta una specie di Disneyland per turisti.

La vita dei cittadini si svolge nel centro commerciale, appena piu' a sud, nella zona attorno al Palazzo della cultura e della scienza d'impronta sovietica, il regalo che Stalin volle fare alla citta' e che i cittadini volevano buttare giu' dopo la caduta del regime. Hanno fatto bene a tenerselo. Oggi questa zona e' diventata febbrile per i negozi e i grandi magazzini, elegante nei suoi antichi palazzi ottocenteschi restaurati. Futuristica nei grattacieli ipermoderni. E storica in quel palazzone sovietico che sarebbe stato un peccato tirar giu'. Varsavia non ha ancora sanato le sue ferite della storia, anche perche' la politica dei Kaczynski ha strumentalmente gettato sale su queste ferite. Oggi la Polonia avrebbe bisogno di ritornare anche in politica alle sue genuine radici europeiste, rielaborando con maggiore serenita' la propria identita' nazionale. Da Solidarnosc in poi, la Polonia e' sempre stata un perno per la stabilita' dell'Europa centro-orientale. Deve tornare ad assumere questo ruolo.

E' quanto sembra aver capito il leader principale dell'opposizione. Le elezioni sono alle porte. Si vota domenica e i sondaggi adesso confermano con chiarezza l'avanzata di Donald Tusk e del partito liberale di Piattaforma Civica. Tusk ha inchiodato il rivale Jaroslaw Kaczynski nel confronto diretto televisivo. E da li' ha preso il largo. Dopo settimane di parita', il suo partito e' accreditato del 39 per cento e di 4/5 punti di vantaggio rispetto al partito dei gemelli. I socialdemocratici sono inchiodati al 15 per cento. La campagna elettorale si svolge sui manifesti elettorali e in tv. Poca piazza e poca mobilitazione per le strade, nonostante il clima sia ancora mite. Si svolge anche a Londra, dove vive la comunita' di immigrati piu' consistente. I tg della sera si collegano puntualmente con Londra per tastare il polso dei cittadini che vivono in Gran Bretagna e in Irlanda. Il loro voto potrebbe essere decisivo.

mercoledì, ottobre 17, 2007

Le luci di Berlino

Anche per quest'anno, ottobre riveste le notti di Berlino di straordinari giochi di luci e colori.

Veltronen

Il ritratto del neo segretario del Partito Democratico del settimanale Die Zeit.

Germania, vento di antipolitica?

Nonostante il panorama rosa dell'economia e la buona reputazione che circonda Angela Merkel (più per la politica estera che per quella interna, in verità), i tedeschi sono sempre più insoddisfatti dei loro partiti e si distaccano dalla partecipazione diretta alla loro vita. Un sondaggio di FORSA per lo Stern rivela che l'82 per cento di loro non ci pensa proprio a gettarsi nell'agone. Il sondaggio è commentato anche dallo Spiegel.

Polonia: si muove la chiesa, sondaggi contrastanti

CATHOLICS URGED TO VOTE IN POLAND ELECTION. Poland's powerful Catholic Church has called on its followers to vote in 21 October legislative elections. The call was made in a letter that was read by bishops at mass throughout this overwhelmingly Catholic country. Without specifically mentioning which party to back, the church nonetheless stressed that believers should support those with opinions similar to their own, or at least are not contrary to the Catholic faith or to the moral principles of Catholicism.T he appeal comes just eight days before an election for which polling agencies predict starkly contradictory results. One end-of-week survey by the PBS polling institute gives the conservative Law and Justice party (PiS) of the ruling Kaczynski twins 38% of the vote, compared to 33% for the liberal Civic Platform (PO). But another poll taken at the same time by the TNS OBOP institute put the PO ahead of the PiS, by 39% to 33%, respectively. A third party, the centre-left LiD alliance earned 13% and 15% of the vote, in the two respective surveys. Poland's church regularly urges its believers to cast their ballots without much success. Turnout in elections is among the lowest in Europe, registering just 40% in the 2005 legislative vote.

(Fonte: RTE News).


Sull'influenza del mondo cattolico conservatore sulla vita politica polacca segnalo l'articolo di Limes Online sulla storia di Radio Maryja, l'emittente che ha supportato il governo Kaczynski e i suoi ministri più estremisti e che è riuscita ad imbarazzare perfino il Vaticano.

Sui sondaggi che oscillano a seconda dei giorni e degli istituti che li realizzano, un post dettagliato di Beatroot.

Il polacco è una lingua difficile. Chi dovesse averne una certa familiarità, può collegarsi via web a Radio Polonia.

martedì, ottobre 16, 2007

Ucraina, i risultati definitivi (finalmente)

UKRAINIAN ELECTION COMMISSION ANNOUNCES OFFICIAL RESULTS. The Central Election Commission (TsVK) on October 15 announced official results of the September 30 preterm elections, Ukrainian media reported. The Party of Regions won 34.37 percent of the vote (175 seats), the Yulia Tymoshenko Bloc 30.71 percent (156 seats), the Our Ukraine-People's Self-Defense bloc 14.15 percent (72 seats), the Communist Party 5.39 percent (27 seats), and the Lytvyn Bloc 3.96 percent (20 seats).

Out of nearly 39 million eligible voters, 23.3 million people took part in the ballot (62 percent). TsVK Deputy Chairwoman Zhanna Usenko-Chorna told journalists that "there are no legal grounds" to doubt the official election results. Meanwhile, Socialist Party lawmaker Yevhen Filindash told Interfax-Ukraine that some 3.5 million Ukrainians residing abroad were included on the voter lists, significantly influencing the final vote count. The Socialist Party complained about this to the Higher Administrative Court last week, but the court rejected the complaint, reportedly arguing that it does not consider election violations committed before the voting day. It is not clear whether the Socialist Party, which narrowly failed to overcome the 3 percent voting threshold, is going to take any further legal action against the TsVK.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)

Alla fine la Timoshenko l'ha spuntata

Pro-Western parties which won a narrow victory in last month's Ukrainian parliamentary election have struck a deal on forming the next government. President Viktor Yushchenko said there was no time to be lost after meeting fellow Orange Revolution veteran Yulia Tymoshenko in Kiev. Key priorities were higher living standards and anti-corruption, he said. Ms Tymoshenko, who was once sacked by Mr Yushchenko as prime minister, is tipped to return to the post. The coalition agreement initialled on Monday by her party, the Yulia Tymoshenko Bloc, with Mr Yushchenko's party, Our Ukraine-People's Self-Defence, is due to be signed at the first sitting of the new parliament. First reports had suggested the signature would happen on Tuesday.

(Fonte: BBC)

Tusk avanti dopo il dibattito con Kaczynski

The opposition Civic Platform has improved its popularity ratings after Donald Tusk's TV debate with the conservative leader Prime Minister Jarosław Kaczyński of Law and Justice last Friday.
A poll for the Dziennik daily showed the Civic Platform with 46 percent support, 14 points ahead of Law and Justice. In another poll, by the PBS institute for Gazeta Wyborcza, the opposition has a lead of only one percentage point. Most surveys conducted over the past few weeks showed Law and Justice and Civic Platform running neck-and-neck.

(Fonte: Poland.pl)

Meine Damen und Herren: Gogol Bordello

Il caso Eva Herman

Chi ha voglia di capire qualcosa sulla vicenda di Eva Herman può dirigersi sui post di Un po' di Danubio (uno e due) e su quello di Big Blog.

Destinazione Polonia

Valige pronte, si riparte. Questa volta il tragitto è più breve e più comodo rispetto a quello che ci ha portato un mese fa in Ucraina. Il Berlin-Warszawa Express parte dal binario 12 dell'Hauptbahnhof poco dopo mezzogiorno. Sei ore di viaggio piuttosto comodo e si arriva nella capitale polacca. Oggi è semplice. Ma ricordando quanto fosse complicato vent'anni fa, fa ancora un certo effetto pensare di attraversare il fiume Oder così, come se niente fosse, passando da un paese dell'Ue all'altro. Seguiremo le elezioni politiche, che daranno un nuovo parlamento e un nuovo governo alla Polonia. O almeno speriamo. Del populismo ultra-conservatore dei Kaczynski non se ne può più. Però terremo questa nostra opinione nel profondo del nostro cuore. I reportage cercheranno di essere obiettivi. E di spiegare anche le ragioni degli altri. In fondo, quel che conta è capire, non giudicare.

Il trattato europeo finisce nel frullatore polacco

Un testa a testa fino all’ultimo voto. I sondaggi sono chiari e anche l’impressione generale, a poco più di una settimana dal voto per il rinnovo del parlamento polacco, conferma l’idea che la vittoria si deciderà sul filo di lana. E non è detto che dalle urne emerga una soluzione stabile e duratura per il paese. La Polonia entra nell’ultimo miglio della campagna elettorale e il tono delle polemiche si alza di giorno in giorno. Il confronto è ormai sopra le righe, ogni partito, ogni politico calca i tasti che meglio toccano il cuore del proprio elettorato. Così, i gemelli Kaczynski che conoscono bene i loro elettori, hanno avuto gioco facile nel recuperare il consenso perduto, agitando temi consueti come il nazionalismo e l’euroscetticismo, scaricando sugli avversari politici e sulle resistenze dell’apparato burocratico (a loro dire ancora dominato dai post-comunisti) il bilancio non proprio entusiasmante di due anni di governo. Oggi la rincorsa ai liberali di Piattaforma Civica è completata ma ormai la contrapposizione ha preso toni da battaglia campale.

Di qua o di là, nessun compromesso. I gemelli si giocano la sopravvivenza politica, barcamenandosi sul doppio binario dei loro ruoli. Quello più istituzionale di Lech, presidente della Repubblica. Quello più passionale di Jaroslaw, il premier uscente calato nell’agone della campagna elettorale. Così continua il gioco delle parti che in politica internazionale spiazza e mette a disagio gli interlocutori. In primo piano è tornata la firma sul trattato europeo che sostituisce la Costituzione bocciata dai referendum francese e olandese. L’appuntamento è per il vertice europeo della prossima settimana, il 18 e 19 ottobre e la Polonia intende riprovare il gioco che tanto le fruttò nella notte infinita di Bruxelles, alla fine del semestre tedesco di presidenza europeo, quando costrinse alla mediazione estrema il cancelliere Angela Merkel. L’applicazione della cosiddetta “clausola di Joannina”, la possibilità cioè di costituire minoranze di blocco in grado di rinviare di due anni provvedimenti europei non graditi, era stato il compromesso trovato. E sembravano tutti d’accordo. Ora i Kaczynski minacciano di non firmare più, perché la clausola non sarebbe stata inserita nel trattato ma in una dichiarazione a parte che non avrebbe alcun valore giuridico. Così Jaroslaw, il gemello premier, ha rilasciato dichiarazioni di fuoco: “Senza una garanzia vincolante non firmeremo il trattato”. E Lech, il gemello presidente, ha provato a spegnere le fiamme incontrando il suo omologo francese Nicolas Sarkozy a Lisbona per trovare una soluzione, magari attraverso la scrittura di un protocollo aggiuntivo.

Attenzione alle date: il vertice europeo si terrà il 18 e 19 ottobre. Due giorni dopo, gli elettori polacchi si recheranno alle urne. Era dunque inevitabile che la questione del trattato europeo finisse nel frullatore della campagna elettorale polacca. Anche perché la gestione spregiudicata dei dossier internazionali, e di quelli europei in particolare, è stata una delle caratteristiche della stagione governativa dei Kaczynski che più ha trovato il consenso del loro elettorato. C’è dunque da aspettarsi di tutto nell’ultima settimana. Il quotidiano liberal Gazeta Wyborkza, che in questi anni si è distinto per una guerra aperta con il governo ultra-conservatore, accusa il partito del premier di manipolare l’informazione televisiva. Ma la guerra degli slogan e delle parole, per ora, la stanno vincendo i gemelli. Spazio per un confronto sui fatti non ce n’è. Sarà difficile che da una campagna di questo genere possa uscire una Polonia migliore.

(Dall'Indipendente del 12 ottobre 2007)

lunedì, ottobre 15, 2007

Non bisogna governare ma far divertire

"I gemelli con il loro bisogno di teatralità sono molto polacchi. Sono anche molto polacchi con la loro ossessione per l'onore, la dignità ferita e il bisogno di riconoscimento. E hanno il coraggio di mostrare al mondo tutte le loro carenze psicologiche e i loro complessi. Sembrano addirittura trarne un piacere perverso dal partecipare a questo spettacolo esibizionista. Non è escluso che i gemelli abbiano trovato un modo per mantenere il potere: non bisogna governare, ma far divertire. Nessuno li farà mai uscire di scena".

(Andrzej Stasiuk, Varsavia sa dire solo no, L'Espresso 5 ottobre 2007).
Il resto dell'articolo è qui.

Minsk, l'opposizione in piazza

BELARUSIAN OPPOSITION STAGES "EUROPEAN MARCH" IN MINSK. Several thousand demonstrators took part in the European March for Freedom on October 14 in Minsk to press for closer links between Belarus and the EU, RFE/RL's Belarus Service reported. Disobeying the city authorities' ban on the march in downtown Minsk, some 2,000 people went to October Square and marched several kilometers along the capital's main thoroughfare, Independence Avenue, to the Academy of Sciences, where another group of demonstrators gathered.

"Belarus will be in Europe. We'll build a country that we won't be ashamed of. A free, fair, and real one," opposition presidential candidate Alyaksandr Milinkevich told the crowd in front of the Academy of Sciences. Other speakers urged the government to fulfill the 12 conditions that the EU has set for Minsk before it can join the European Neighborhood Policy. The conditions, publicized in November 2006, include holding free and fair elections, giving the opposition access to the state media, ensuring freedom of association, releasing political prisoners, and abolishing the death penalty. After marching from the Academy of Sciences to Bangalore Square on the city's outskirts, the demonstrators dispersed without any arrests being made. Police detained several dozen opposition activists last week in an apparent attempt to prevent them from participating in the October 14 demonstration. Belapan reported that at least 25 of them were jailed on charges of using obscene language in a public place.

(Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty)

Neunundneunzig Luftballons

Sul Tamigi la campagna elettorale polacca

Se c’è una capitale dalla quale osservare i presagi del voto polacco del prossimo 21 ottobre, questa è oggi Londra, non Varsavia. E’ lì, sulle rive del Tamigi, che i politici polacchi stanno combattendo una battaglia all’ultimo voto, né più né meno di quanto vanno facendo migliaia di chilometri più ad est sulle rive della Vistola. Il motivo è il milione di emigrati fra lavoratori e loro familiari che ormai vive stabilmente nel Regno Unito rappresentando la più consistente comunità polacca all’estero. In una elezione che a detta dei sondaggi si giocherà sul filo di lana, ogni voto diventa prezioso.

Così una parte dei candidati ha preso a fare la spola tra Varsavia e Londra, e passa le sue giornate a battere in lungo e in largo le isole britanniche, dall’Inghilterra alla Scozia, dal Galles all’Irlanda, la tigre celtica cresciuta anche grazie all’apporto degli immigrati polacchi. La settimana scorsa è stata la volta di Donald Tusk, il leader della maggiore forza di opposizione, la liberale Piattaforma Civica, che contende al partito Giustizia e Libertà dei gemelli Kaczynski la vittoria finale. L’aspirante premier ha speso l’intero weekend tra Londra e Dublino, e la trasferta deve essergli sembrata una sorta di ricostituente boccata d’ossigeno rispetto ai veleni con cui la campagna elettorale si sta combattendo in patria.”Qui mi sento a casa”, ha detto Tusk ai cronisti inglesi, riferendosi al fatto che tanti connazionali lo avevano seguito nella due giorni britannica. E nel prossimo fine settimana sarà la volta di un dibattito fra esponenti dei quattro partiti principali, messi attorno al tavolo dall’emittente locale in lingua polacca Polish Radio London.

La febbre elettorale sembra aver attecchito più tra i polacchi all’estero che tra quelli rimasti in patria. Nelle elezioni del 2005, solo due seggi a Londra avevano assicurato il servizio di voto. Ma in questi due anni la comunità è enormemente cresciuta, grazie alla disponibilità di lavoro sia in Gran Bretagna che in Irlanda e a una legislazione favorevole all’immigrazione qualificata dai paesi dell’Europa centro-orientale. E i lavoratori polacchi sono fra i più apprezzati, tanto che la corsa verso l’Eldorado inglese (guadagni più alti e migliori condizioni di lavoro) si è trasformata in un vero e proprio esodo, creando enormi problemi alle imprese polacche, trovatesi in breve tempo a corto di manodopera. Questa volta le autorità diplomatiche di Varsavia vogliono fare le cose per bene: saranno ben 20 i seggi elettorali sparsi per tutto il Regno Unito. Il console generale a Londra Janusz Wach afferma che “l’obiettivo è di fare in modo che ogni elettore non debba percorrere più di 80 miglia di strada per poter esercitare il suo diritto di voto”.

Come reagirà l’elettorato all’estero, però, resta un mistero. “Sarebbe un bel successo se tutti andassero a votare”, auspica con eccessiva euforia Wach. Ad ascoltare alcuni polacchi, intervistati dalla rete televisiva britannica BBC all’uscita della sede consolare, molti sembrano più concentrati sul confronto fra Gordon Brown e David Cameron che su quello che oppone i gemelli Kaczynski a Donald Tusk. Hanno scelto l’Inghilterra non solo come paese di transito: ci vivono bene e desiderano solo integrarsi al meglio. Tuttavia, i numeri che snocciola il console possono indurre a un maggiore ottimismo. Da quando il sistema di registrazione è stato messo in moto, due settimane fa, il ritmo delle iscrizioni è di duemila elettori al giorno. Ed è prevedibile che aumenti con l’approssimarsi della data elettorale. La Polonia è un paese giovane sul piano della democrazia e la voglia di esprimere con il voto la propria opinione resta forte: “Gli uomini sono disposti a dare la loro vita per poter votare”, dice ancora alla BBC una giovane donna polacca. Ed è sicuro che lei ci sarà, fra dieci giorni, in uno dei seggi elettorali allestiti in terra inglese.

Tutto da valutare, invece, l’impatto che questo voto all’estero avrà sul risultato finale. I sondaggi a Varsavia hanno registrato nelle ultime settimane il recupero del partito dei gemelli Kaczynski rispetto ai favoriti di Piattaforma civica. Più indietro la formazione socialdemocratica dell’ex premier Aleksander Kwasniewski, cui gli elettori non hanno evidentemente ancora perdonato gli scandali finanziari dell’ultima fase del suo governo. La partita, così, sembra al momento ristretta fra due destre, quella conservatrice e populista dei gemelli e quella liberale ed europeista di Donald Tusk. Le due formazioni sono appaiate e si giocheranno la vittoria in una volata finale appassionante e drammatica. Chissà allora che non siano proprio i polacchi-inglesi a decidere a chi affidare le sorti della madrepatria per i prossimi anni.

(Dal Secolo d'Italia del 12 ottobre 2007)

Kiosk. Elogio della Weißwurst

Luca Toni sulla Süddeutsche Zeitung.

Airbus, la sfida riparte

Consegnato alla Singapore Airlines il primo Airbus 380, il gigante dei cieli. Dopo una lunga e turbolenta gestazione (ma quale progetto complesso e innovativo non ce l'ha) riparte la sfida europea al mercato globale.

Lo zero virgola uno per cento

Non c'è alcun intento ironico in questo post. Semplicemente la valutazione che chi pensa con un blog o con dei blog di incidere, costruire o fare politica, una volta misuratosi sul terreno della politica, quella vera e non virtuale, vale lo zero virgola uno per cento. E' il risultato di Mario Adinolfi alle primarie del PD. Questo dato fa giustizia di tante incomprensioni. Un blog è un blog, tanti blog sono tanti blog, dieci, cento, mille blog non fanno una politica e neppure semplicemente politica. I blogger osservano, commentano, giudicano, criticano ma stanno dall'altra parte della barricata, anche se sono blog politici che dichiarano apertamente la propria appartenenza. Mescolare i due campi, a me sembra un errore di prospettiva. Come quei giornalisti mondani che frequentano per professione attori e dive e s'illudono di essere come loro, di respirare un po' di polvere di stelle e di poter sovrapporre le loro vite a quelle dei divi.

Kiosk. Il Partito democratico ha un leader

Stefano Folli sul Sole 24 Ore.
Ezio Mauro su Repubblica.
Andrea Romano sulla Stampa.
Filippo Ceccarelli su Repubblica.

domenica, ottobre 14, 2007

Il ritorno di Flavia Pennetta

E' brava, è bella ed è l'orgoglio della mia città. Flavia Pennetta vince il torneo Wta di Bangkok e torna di prepotenza tra le prime 40 giocatrici di tennis del mondo. Ha battuto in finale la taiwanese Yung-Jan Chan 6-1, 6-3 e aveva eliminato in semifinale l'americana Venus Williams. Dopo un periodo difficile, Flavia torna a sorridere. Sono convinto che ora quel sorriso durerà a lungo.

Il presidente Köhler se l'è vista brutta

Un uomo di 44 anni ha tentato a Francoforte sul Meno di colpire il presidente della Repubblica tedesca Horst Köhler. Il pronto intervento della polizia ha salvato il presidente che è rimasto illeso. I poliziotti della scorta sono riusciti a bloccare l'uomo e a renderlo inoffensivo. Non sono ancora chiari i motivi del gesto. La FAZ ripercorre la lunga serie degli attentati ai politici tedeschi che, per rimanere ai tempi più recenti, ha visto coinvolti anche due leader ancora in attività come l'attuale ministro degli Interni cristiano-democratico Wolfgang Schäuble e il leader della Linke Oskar Lafontaine, al momento dell'attentato candidato alla Cancelleria per l'SPD.

Nel segno di Zoro

Via Darwin (che ha un nuovo template), abbiamo conosciuto un genio: Zoro alle primarie del Partito democratico. Riuscirà mai la destra ad essere un po' meno "celodurista" e così autoironica?

Treviri mette in mostra l'epopea di Costantino

(Post lungo). Dal momento che la mostra di Costantino di cui si parla è ancora in corso e a qualcuno potrebbe venir voglia di andare a Trier (Treviri) a visitarla, posto questo articolo pubblicato all'inizio di settembre.

Treviri. La copia della testa della ciclopica statua di Costantino, i cui pezzi originali sono custoditi nei Musei Capitolini di Roma, si staglia immensa nei suoi tre metri di altezza nell’ultima sala del Rheinisches Landesmuseum di Treviri. E’ il colpo di scena finale della mostra internazionale sull’imperatore romano, “Konstantin der Grosse”, Costantino il grande, che si svolge in questi mesi proprio a Treviri, in Germania e che chiuderà i battenti il 4 novembre. Due anni fa, un gruppo di archeologi armato di laser e computer, scansionò nelle sale del museo romano i frammenti originali della statua per realizzare questa ciclopica ricostruzione giusto in tempo per l’apertura della mostra, lo scorso giugno. In due mesi un grande successo di critica e soprattutto di pubblico sta imponendo la mostra su Costantino come l’appuntamento più prestigioso organizzato dal Lussemburgo in occasione dell’anno che vede la sua capitale al centro della cultura europea. Lussemburgo è a una manciata di chilometri da Treviri, appena un quarto d’ora di autostrada larga e comoda e il premier del piccolo e ricco paese europeo, il democristiano Jean-Claude Juncker, ha voluto coinvolgere nelle manifestazioni altre due regioni confinanti: la Renania-Palatinato in Germania e la Lorena in Francia.

Così quest’anno l’Europa festeggia la sua cultura un po’ dappertutto. Dopo l’allargamento, le capitali prescelte sono diventate due. Oltre a Lussemburgo, nell’Ovest, c’è la rumena Sibiu, a Est. Due scelte politiche ben precise, a evidenziare la matrice comune della storia e della cultura del continente: il difficoltoso percorso di integrazione politica, di fatto, non è un esperimento artificiale ma poggia su precise ragioni storico-culturali. Sibiu è incassata tra i monti della Transilvania ma fa parte del gruppo di insediamenti e fortini fondati dai Sassoni, i Siebenbürgen, letteralmente “i sette castelli”. Al di fuori della Romania è ancora conosciuta con il suo nome storico, sassone, Hermannstadt. L’Europa dell’Est, appena entrata a far parte dell’Unione, non è una componente estranea, la sua storia ci appartiene, è indissolubilmente intrecciata con la nostra, come ci raccontano la Sibiu tedesca ma anche la Bucarest romana, nei cui musei un’altra copia, quella della colonna traiana che celebra le spedizioni dell’imperatore Traiano in Dacia, rimarca la discendenza dei rumeni da Roma.

Stesso discorso da questa parte del continente. La grande regione trans-europea a cavallo di tre Stati, che comprende il Lussemburgo, la Mosella tedesca e la Lorena francese, deve molte delle sue caratteristiche attuali alla presenza dei soldati di Roma, quindi alle sue istituzioni e alle sue tradizioni. Percorrendo l’autostrada che da Lussemburgo porta a Treviri, le dolci colline ricoperte di vigneti che producono Riesling e Grauburgunder ormai degni di fama mondiale ci rimandano a immagini della Toscana e ci rammentano che furono proprio i romani a introdurre tali colture da queste parti. Entrando nella cittadina tedesca (che per inciso diede anche i natali a Karl Marx), una città tutta coperta dai manifesti della mostra su Costantino, si deve attraversare la Porta Nigra, la porta romana che si è meglio conservata a nord delle Alpi. Il messaggio delle manifestazioni lussemburghesi ha un senso politico chiaro: l’Europa ha molte radici che si intrecciano fra di loro e questa regione dell’Europa le ha ben piantate a Sud, a Roma, nel cuore di un impero che per primo uniformò terre diverse.

Il centro romano di questa regione è senza dubbio Treviri, che ospita a buon diritto la mostra su Costantino il Grande, potendo annoverare l’imperatore tra i suoi concittadini e potendo vantare alcuni monumenti voluti proprio dall’imperatore, dalla basilica alle terme, all’anfiteatro. Qui Costantino fissò la sua prima residenza imperiale, qui di ritorno dalla Britannia con il titolo di imperatore, sposò Fausta, la figlia di Massimiano. Da qui, infine, partì con le truppe alla volta di Roma per sconfiggere Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio e unificare l’Impero Romano d’Occidente. Treviri è d’altronde una pietra miliare della storia di Roma, cosa della quale i suoi abitanti vanno molto fieri. Con il nome di Augusta Trevororum venne fondata dai soldati romani nel 15 avanti Cristo accanto al sito di un accampamento militare insediato quindici anni prima. La sua importanza negli equilibri geopolitici di Roma si accrebbe nel corso degli anni, attirando sempre nuovi abitanti. Arrivò ad essere la città più popolosa dell’Impero dopo l’Urbe e, nel terzo secolo, divenne sede vescovile e della prefettura gallica, istituzioni di primo piano negli equilibri religiosi e amministrativi romani. E il legame fra religione e politica è un’altra delle eredità di Costantino rintracciabili a Treviri, ancor oggi una delle sedi principali della chiesa cattolica tedesca.

La mostra di Treviri illustra tutti gli aspetti dell’opera di Costantino. Recupero della unicità imperiale attraverso il confronto militare e la vittoria sui rivali interni, le battaglie (Ponte Milvio su tutte), le riforme statali, la fine della persecuzione dei cristiani e la nascita del legame tra Stato e Chiesa che caratterizzerà gli ultimi due anni dell’Impero, la costruzione del mito di Costantino, la fondazione sulle sponde del Bosforo della città che porterà il suo nome, Costantinopoli. Ci sono insomma tutti gli ingredienti per affrontare le questioni europee del momento (riscoperta di valori e radici cristiane, confronto e dialogo con l’Islam, ingresso della Turchia nell’Ue) recuperando le esperienze e le suggestioni del passato. E la mostra sviluppa il percorso di Costantino suddividendolo in tre diverse esposizioni. La prima, la principale, nei duemila metri quadrati del Museo regionale del Reno, ne inquadra il rilievo politico, assolutamente fondamentale nella storia di Roma e (per l’eredità che trasmetterà) in quella europea. La seconda, nei cinquanta metri quadrati del Museo diocesano, il rapporto tra Costantino e il cristianesimo così decisivo per quell’intreccio fra religione cristiana e costruzione dell’Europa, il cui riconoscimento ufficiale è ancora oggi materia di dibattito nelle aule parlamentari di Strasburgo e Bruxelles. La terza, nelle sale del Museo comunale Simeonstift, illustra tradizione e mito dell’imperatore, con una particolare attenzione alla sponda orientale di quell’Impero e alla venerazione che nei secoli successivi anche gli islamici hanno avuto per Costantino, da loro considerato un Santo.

Un biglietto cumulativo (12 euro) permette la visita a tutti e tre i musei, in alternativa ognuno può selezionare il tema che gli interessa. In tutto sono poco più di 1400 i pezzi esposti, provenienti da 160 musei e collezioni private di 19 paesi diversi. Alcuni nomi forniscono il rilievo della mostra treviriana: i Musei Vaticani, i Musei Capitolini di Roma, gli Uffizi di Firenze, il British Museum di Londra, il Prado di Madrid, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum of Art di New York, la Biblioteca Apostolica del Vaticano e quella Nazionale di Francia. Anche il costo complessivo, quasi sette milioni di euro, dà idea dello sforzo compiuto. Prezioso il catalogo pubblicato, 520 pagine patinate curate da due studiosi del calibro di Alexander Demand e Josef Engemann e accurato il commento delle audioguide (in inglese, tedesco, francese e olandese, peccato per l’assenza dell’italiano) disponibili all’ingresso.

Oltre alla mostra, l’autunno costantiniano prevede dal 10 al 15 ottobre un colloquio internazionale sull’opera politica dell’imperatore che impegnerà nelle sale dell’università di Treviri i più autorevoli studiosi di storia romana. C’è dunque tempo fino al 4 novembre per visitare l’intera esposizione. Niente di più facile, dall’Italia, che approfittare dei collegamenti aerei da molte città con gli aeroporti di Francoforte Hahn o del Lussemburgo.

(Dal Secolo d'Italia del 12 settembre 2007)

Siti internet collegati.
Il sito ufficiale della mostra.
Il sito della città di Treviri (in italiano).
Lussemburgo 2007, capitale europea della cultura.
Sibiu 2007, capitale europea della cultura.
Treviri, il museo di Karl Marx.
Mosella la regione del vino.

venerdì, ottobre 12, 2007

Be a walking class hero

Ce l'avete con me? Poi prosegue: “Walking to the train or bus station really is a win-win situation”. Sfottete? Venti giorni di treni e autobus polacco-ucraini possono bastare? Ho vinto qualche cosa?

Birmania, una finestra resta aperta

Sulla Birmania avevo segnalato, tempo fa, il lungo reportage a puntate di Enzo Reale. Avevo letto i post tutto d'un fiato e li avevo arbitrariamente titolati, come se fossero capitoli di un libro. Poi quel libro è diventato cronaca quotidiana. Tutti ne hanno parlato, mentre qui si era impegnati su altri fronti geografici. Ora che l'attenzione è scemata e il delitto si va compiendo, da qui continuiamo a seguire le vicende sempre attraverso il blog 1972, che non seguirà la moda giornalistica di chiudere la porta sulla Birmania appena l'audience sarà calata.

Minsk, prove di opposizione

BELARUSIAN AUTHORITIES RESTRICT ROUTE OF OPPOSITION MARCH. Viktar Ivashkevich, an organizer of the opposition European March for Freedom to be held in Minsk on October 14, told journalists on October 10 that the opposition has agreed to the march route proposed by the city authorities who officially authorized the event, Belapan reported. The organizers wanted the march to run along Minsk's main thoroughfare, Independence Avenue, from October Square to the National Library. The Minsk City Executive Committee rejected the route, suggesting that the march should start at the National Academy and proceed to Bangalore Square on the outskirts of the city. Ivashkevich explained that since the state media have not notified people about the city authorities' decision, some organizers will be staying on October Square in order to inform potential participants gathering there about the route change. "We hope that the authorities will not resort to any provocations and dirty tricks, and will not put riot police armed with shields and truncheons in people's way," Ivashkevich said. He called on his compatriots to take part to ensure a massive turnout. "The only thing that can prevent people from participating in the European March is idleness or a desire to live under dictatorship. The march has been permitted. There can be no sanctions or punishment for participation. That is why every person who wants to live in Europe and supports European values should take part," Ivashkevich said.

Fonte: Radio Free Europe/Radio Liberty Newsline

giovedì, ottobre 11, 2007

Avvisate Beppe Grillo

Magari tra questa gente (colta, bilingue e immigrata) c'è anche qualche rumeno. Qui, quando si tratta di affrontare l'argomento dei rom, si preferisce di gran lunga il lento ruminare di Gad Lerner.

Ratatouille, è nato un fenomeno/2

Ratatouille, è nato un fenomeno

Ho visto il nuovo Ratatouille della Disney, realizzato da quei geni della Pixar. Ho una simpatia per i topi in forma di criceti. Adoro Parigi. Vado pazzo per il vino. E amo la buona cucina. Quindi era il mio film. Non mi dilungo in una recensione: in Italia uscirà il 17 ottobre, non manca molto. Sono di parte, ma secondo me Remy può entrare nella storia dei cartoni come Nemo, Lilli il vagabondo e tutta la stirpe degli Aristogatti. Secondo il Corriere in Francia e Germania è ormai topomania. Con qualche spiacevole conseguenza.