mercoledì, febbraio 28, 2007

Germania. Occupazione, avanti piano

Procede lentamente ma inesorabilmente il riassorbimento della disoccupazione in Germania. La cifra complessiva resta alta e i progressi si contano sulle poche decine di migliaia. Però ci sono, e proseguono ormai da qualche mese (con l'eccezione prevista dello scorso gennaio). La crescita economica del paese è assai più robusta ma tutti gli economisti ci hanno spiegato che non potremo attenderci un riassorbimento della disoccupazione che vada di pari passo alla crescita economica. Restiamo dunque ai dati: a febbraio il recupero è di 24mila unità, la cifra complessiva dei senza lavoro per l'intera Germania scende a 4.222.000. Percentualmente la quota è del 10,1 della forza lavoro, suddivisa nell'8,4% per l'Ovest e nel 16,9% per l'Est. Il divario tra le due Germanie resta dunque alto e costante, a diciassette anni dalla caduta del Muro. Per chi fosse interessato ai trend degli ultimi mesi, i dati sono qui, forniti dal quotidiano economico-finanziario Handelsblatt.

LIEVE MIGLIORAMENTO ANCHE PER BERLINO
Anche per Berlino i dati economici sono preceduti dal segno positivo, ma per quanto riguarda la disoccupazione si tratta davvero di poca roba. Le statistiche comprendono l'intera regione Berlino-Brandeburgo (amministrativamente distinte, il Brandeburgo ha per capoluogo Potsdam, ma economicamente unite) che è una delle più povere della Germania. Da gennaio a febbraio solo 169 lavoratori hanno trovato un impiego. La cifra complessiva dei senza lavoro scende (si fa per dire) così a 499.661, il 16,6%, percentuale che relega la regione Berlino-Brandeburgo tra le maglie nere dei Länder orientali. Per valutare il dato positivamente, bisogna dunque confrontarlo con quello del febbraio dello scorso anno: i disoccupati sono diminuiti di 2 punti percentuali, ovvero 70.893 unità. Migliori i dati economici complessivi, la situazione delle aziende viene definita stabile, la crescita soddisfacente e molte speranze vengono riposte nei lavori per il controverso nuovo aeroporto internazionale che verrà costruito a 50 chilometri dalla capitale. Certo è che, considerazioni dei politici a parte, Berlino non sembra approfittare della crescita in atto nel resto del paese. E nonostante i consistenti investimenti pubblici, resta ai margini della ripresa industriale tedesca e stenta ad attirare imprese nazionali ed estere sul proprio territorio.

Buon centenario KaDeWe

Una torta alta sei metri, preparata dai pasticceri del KaDeWe per la festa del centenario. Un record che raddoppia quello precedente, una torta di tre metri. E' questa una delle sorprese della festa che si aprirà a breve a Berlino, per festeggiare i cento anni del Grande Magazzino d'Occidente, questa più o meno la traduzione di Kaufhaus des Westen, assai più di un centro commerciale. Il KaDeWe è un pezzo della storia della Berlino del Novecento che prosegue ancora oggi. Per i dettagli storici e le note curiose che legano il grande magazzino alle vicende della capitale tedesca aspettate qualche giorno l'uscita del prossimo numero di Ideazione (ne ho scritto per sette pagine). Intanto sappiate che per Berlino il 2007 è l'anno dei centenari. Si festeggia anche quello di un'altra istituzione cittadina, l'Hotel Adlon, sulla Pariserplatz, di fronte alla porta di Brandeburgo. Anche se, negli anni della DDR, l'albergo non c'era, è stato ricostruito dopo la caduta del Muro e dunque, a occhio e croce, ha almeno una cinquantina d'anni da recuperare.

Sie verlassen Ost Berlin

Fatevi un giro nel passato, cliccando sulla fotostory di Berlino Est ai tempi del Muro. Le immagini sono del fotoreporter Thomas Uhlemann.

martedì, febbraio 27, 2007

Poi dice che uno si butta a sinistra

Leggi il Domenicale di questa settimana e ti chiedi perché questa destra debba essere così rozza. Io, per fortuna, ne ho conosciuta un'altra. Ma pare non vada più di moda. Me ne farò una ragione.

Notti magiche

Nove mesi dopo il Mondiale, in Germania è baby boom.

Odore di grappa foderato da profumi

"A Sarajevo fa molto freddo. I volti dei vecchietti nei paesi dei Balcani sembrano usciti dalle tele di Bruegel, portano in sé l'odore del Medioevo. Il sole ha bruciato i loro tratti, la pelle è color terra e crepata, proprio come il suolo senz'acqua. Sono sottomessi a una forma di fatalità che li rende troppo umili, quasi asserviti. Quando ridono, ridono con le gengive, ogni tanto spunta un dente scordato per sbaglio dalla vita. Anche le loro giacche, i loro pantaloni sono sottomessi a questa fatalità che si riceve con un sorriso spento. La maggior parte è generosa, la vecchiaia gli ha strappato dall'anima quell'erba velenosa che li ha accompagnati nel loro cammino, la pianta che hanno utilizzato con tanta astuzia contro gli altri e contro se stessi.
La giacca, sotto la fatalità, è sempre più grande del corpo che avvolge. Le spalle cadono in modo asimmetrico. C'è sempre un color polvere che si aggiunge a tutto, alle scarpe, ai capelli, sotto le unghie, al respiro. E' gente che sta molto vicino alla terra. A volte, il loro odore di sudore e di grappa è foderato (nei più giovani) da profumi all'ultimo grido: Calvin Klein, o Armani. Il profumo e i vestiti fatti in Italia o in Francia li trasportano in Europa. Loro vogliono l'Europa, ne hanno bisogno, ma molto spesso per orgoglio lo nascondono. Dicono che possono farne a meno; possono fare a meno di tutto e di tutti. Proprio da questa negazione nasce quella che oserei chiamare la sindrome dei Balcani, quella di sentirsi al centro della terra, il centro della terra".

Ornela Vorpsi, La mano che non mordi, 2007

lunedì, febbraio 26, 2007

Wir sind Oscar

Felice per due premi Oscar. Quello ad Ennio Morricone alla carriera. E quello al miglior film straniero, il tedesco Das Leben der anderen, il film sull'era della Stasi che avevo visto in Germania lo scorso ottobre.

Srebrenica

Fu suicidio. Di massa, ovviamente.

domenica, febbraio 25, 2007

Un mostruoso ibrido

"Negli ultimi giorni dell'anno passato i quotidiani berlinesi hanno avuto ancora una volta l'occasione per decantare la capitale del Reich. Hanno spiegato puntigliosamente agli ottusi provinciali (...) in quale modo Berlino sia diventata la testa e il cuore della Germania, e come in tutte le questioni politiche, sociali, artistiche e letterarie il giudizio di Berlino debba essere considerato la voce della Germania (...). Ma finché avremo città come Colonia, Stoccarda, Monaco e Lipsia, Berlino non avrà mai il diritto di porsi a rappresentante della tradizione e dello spirito tedeschi. (...) Non esiste in tutta la Germania un luogo così poco amato come la capitale Berlino, un mostruoso ibrido fra Varsavia e Parigi".
Berlino voce della Germania?, in "Die Grenzbogen", 1892

Domeniche bizantine

Sulle vicende legate alla crisi politica italiana, non ci sono molte cose da aggiungere ai commenti di Sergio Romano e Giovanni Sartori o alle cronache di colore di Gian Antonio Stella (tutti dal Corriere, che segna così il passaggio dall'appoggio al "Prodi prima fase" al disincanto per il "Prodi seconda fase"). Quanto al resto, non ho ancora capito dove stia il bello di questa pantomima. Per il brutto, scelgo le prime pagine di Libero.

sabato, febbraio 24, 2007

Highlanders

L'incredibile è accaduto: lassù, nelle nebbie di Scozia, abbiamo vinto la prima partita in trasferta della storia italiana nel Sei Nazioni. E per quest'anno, il cucchiaio di legno è evitato, anche se, con questa vittoria, l'entusiasmo è tornato alto (e le prossime partite sono in casa).

venerdì, febbraio 23, 2007

Pasquale Ametrano kommt!

Ne vedrete delle belle.

Metropoli a sinistra

Tendenza americana anche per la politica tedesca. Come negli Usa, anche in Germania le grandi città sono predominio dei partiti progressisti: socialdemocratici qui, liberal oltre Atlantico. I conservatori, invece, trovano maggiori consensi nelle città più piccole, nelle campagne e nelle zone interne. Molte analisi sociologiche indagano questo fenomeno, urbano, culturale e anche demografico. Con alcune differenze, questa tendenza si può estendere anche ad altri paesi come l'Inghilterra e la stessa Italia (a sinistra Roma, Napoli, Venezia, Firenze, Bologna, Torino, con l'eccezione di Milano e, ad intermittenza, di Bari e Palermo, città in regioni tradizionalmente roccaforti del centrodestra). Per quanto riguarda la Germania, analisi, informazioni e commento sono pubblicati sul Tagesspiegel in un articolo scritto - non a caso - dal sindaco di Berlino Klaus Wowereit. Quello che incuriosisce il titolare di questo blog è la sua particolare passione per grandi città come New York e Berlino. Difficilmente, invece, sopravviverei oltre le due settimane nel recinto della Bible Belt o in qualche vallata della Baviera.

giovedì, febbraio 22, 2007

Bisanzio, rassegna stampa

Andrea's version (Il Foglio, 22 febbraio 2007):

1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 80, 81, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 95, 96, 97, 98, 99, 100, 101, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 108, 109, 110, 111, 112, 113, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 138, 139, 140, 141, 142, 143, 144, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 153, 154, 155, 156, 157, 158… e più nessuno, più niente. Che razza di ministro è questo che non sa contare fino a 160?

mercoledì, febbraio 21, 2007

Berlino può (o vuol) perdere la Loveparade

Berlino potrebbe perdere la Loveparade del 2007. Lo ha annunciato piccato il responsabile dell'evento Rainer Schaller che ha lamentato il totale disinteresse del Senato cittadino per lo svolgimento della manifestazione. Nessuno si è fatto sentire, ha detto Schaller. Che peraltro non ha lasciato margini di trattativa: emigreremo in un'altra metropoli europea. Sorpresa si dice invece una portavoce del Senato, secondo la quale il 5 febbraio scorso le parti si sarebbero incontrate per discutere di due questioni irrisolte: percorso della parata e limitazioni dei rumori. Vedremo come andrà a finire, ammesso che le due parti vogliano davvero giocare questo braccio di ferro.

Bisanzio, 21 febbraio 2007, ore 16

Alla fine è accaduto sulla politica estera, dove i dissensi erano troppo forti e gli estremismi difficilmente amalgamabili. Al Senato sono mancati due voti, eppure D'Alema ce l'aveva messa tutta, con un discorso abile che s'era spinto fino al punto massimo di equilibrio. Ma la corda era troppo tesa e s'è spezzata: chi è abituato a tirar di slogan invece che a guardare la realtà, non è che torna indietro per un pistolotto del ministro di turno, per quanto paraculo. Adesso vedremo se, oltre che abile, D'Alema è anche di parola e darà seguito alla partita di poker con la quale si era misurato nell'aula parlamentare. Insomma, se si dimetterà. Conoscendolo, potrebbe farlo. Sarebbe come il colpo di reni di un gatto: cadere sì ma in piedi, mantenendo la dignità che per un politico è un bene prezioso, anche se i politici sembrano tenerci sempre di meno, alla dignità. E vedremo se con lui se ne andranno tutti gli altri ministri del governo Prodi. Sembra che al momento, la tentazione sia quella di "tenere": non sarà facile. Intanto, dietro le quinte, il "fantasma di Dini" comincia a materializzarsi. Non come ritorno dell'ex presidente del Consiglio ma come ipotesi transitoria (magari con Franco Marini) per riscrivere la legge elettorale, mettere la barra un po' più al centro e, magari con più calma, tornare alle urne. Quei 24 voti di astensione dell'Udc sono propedeutici a un governissimo che possa preparare una legge nuova in grado di scardinare l'attuale bipolarismo. E Follini già parla di nuovo centrosinistra, dando a intendere che per un giovane-vecchio democristiano il giro di valzer è una mossa di danza mai dimenticata. Anche il non voto di alcuni senatori a vita (Andreotti, Pininfarina, decisivi almeno quanto i due ribelli del centrosinistra) sembra quasi un invito a nuovi esperimenti governativi. Ma un governissimo senza Forza Italia e An sarebbe destinato ugualmente a camminare sulle uova, anche perché sarebbe difficile gestire un'opposizione incrociata da destra e dall'estrema sinistra. Per non finire nell'angolo, tuttavia, la CdL deve riprendere quella sorta di araba fenice che si chiama iniziativa politica: finora aveva fatto affidamento quasi esclusivamente sulle difficoltà di gestione del governo Prodi. Ora si apre una partita a scacchi interessante e assai delicata. Di tanto in tanto, ci affacceremo sulle macerie di Bisanzio, per darci un'occhiata.

Ultim'ora. Bisanzio, stessa data, ore 20. Romano Prodi s'è dimesso. Da domani il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avvierà le consultazioni per la formazione di un nuovo governo. Quello di Prodi resta in carica per il disbrigo degli affari correnti. Da stanotte, a Bisanzio e dintorni, si comincia a ballare.

Greco al ristorante...

Mi dispiace davvero per gli amici greci (una faccia, una razza), ma questo non è il loro periodo. Dopo il primato degli incidenti mortali, ora si beccano quello degli uomini più ciccioni d'Europa. Mussakà e souvlaki aumentano grasso e colesterolo, e anche nella famosa insalata greca, evidentemente, c'è un po' d'olio extravergine di troppo. Questa volta, però, non sono soli e a condividere questo record ci sono gli austriaci, con i tedeschi quasi a ruota. Le donne più magre? Ovviamente le italiane, alla linea non si comanda. Insomma, italiani e greci una faccia una razza ma non una panza.

Un logo per far scappare i turisti

Sarebbe stato difficile farlo più brutto. Questo logo dovrebbe attirare i turisti verso le meraviglie del Belpaese. A occhio, può attirare solo qualche maniaco sessuale. In quanto a bruttezza se la batte con la mascotte di Italia '90 (lo sgorbio inventato da Luca di Montezemolo) e con il design della Fiat Duna, la risposta della casa automobilistica torinese alla Trabant tedesco-orientale. Il logo turistico, tuttavia, ha due estimatori: Prodi e Rutelli lo hanno presentato sorridenti in sala stampa. Il colore verde e l'estetica orripilante potrebbero farlo piacere anche a qualche leghista. Però sembra fare schifo anche ai lettori di Repubblica.it, che pure dovrebbero avere un occhio di riguardo per le scelte di questo governo e - ancor di più - a quelli del Sole 24 Ore.

Classifiche di carta

Ormai la Repubblica è stabilmente il primo giornale d'informazione italiano (fonte Audipress). Non il primo in assoluto, perché - e la dice lunga sulla qualità della lettura nel nostro paese - il quotidiano più letto torna ad essere La Gazzetta dello Sport (alla faccia del calcio in crisi). Il Corriere della Sera è scivolato mestamente al secondo posto. Fatte salve le opinioni di merito sulla linea editoriale, Repubblica è fatta molto meglio del Corriere ed Ezio Mauro è un grande direttore. Paolo Mieli, invece, conferma che non si dovrebbe mai tornare sul luogo del delitto: il Corsera oggi è modesto (nei servizi) e banale (nei commenti), fatte salve poche eccezioni. Forse avrebbe bisogno di un robusto svecchiamento: i columnist sono sempre gli stessi, ormai da anni, e hanno stufato coi loro calendari e con i loro pistolotti moralistici. A destra, invece, è certificato il balzo in avanti di Libero, che sembra ormai votato all'inseguimento del Giornale. Noi, invece, aspettiamo l'ultima copia del New York Times e, a seguire, quelle di tutti gli altri.

martedì, febbraio 20, 2007

Il Carnevale di Colonia

Lo sapevate che uno dei carnevali più famosi del mondo è in Germania, precisamente a Colonia? Lungo tutto il Reno è festa grossa, da Colonia a Mainz, una lunga teoria di birra e maschere. Prosit.

Le basi Usa vanno ad Est

Gli Stati Uniti, ormai poco amati nell'Europa occidentale, trovano maggiore disponibilità nei paesi dell'Europa centro-orientale, dove è ancora fresca la memoria del comunismo: lì, la bandiera a stelle e strisce è sempre sinonimo di libertà e democrazia. Così, Praga e Varsavia si dicono favorevoli all'installazione di basi militari americane per il progetto anti-missile. Sarà anche questo il motivo della crescente irritazione di Vladimir Putin.

lunedì, febbraio 19, 2007

Zagabria sempre più giù

No, questo febbraio non è proprio un mese glorioso per la Croazia.

Israeliano al volante...

Devono essere belle larghe, invece, le autostrade in Israele. Diciamo la verità, chi di noi non ha sognato di essere multato per questo motivo qua?

Greco al volante pericolo costante

E' una penisola bella e ricca di storia, dove molti italiani trascorrono le loro vacanze, da Pasqua a settembre. Una costa affascinante, con un mare non sempre all'altezza della sua fama. Montagne selvagge dove il tempo sembra essersi fermato sulle note delle nenie balcaniche. Siti archeologici che rimandano alle atmosfere mitologiche di una tra le civiltà che hanno fondato il nostro mondo. Aprite gli occhi, però, nel momento concreto in cui sbarcate dal traghetto con la vostra auto. Il Peloponneso è la regione d'Europa con il più alto numero di incidenti mortali. Avendone percorso in lungo e in largo le autostrade spaziose (poche) come i tornanti di montagna (troppi), ne avevamo avuto il sospetto. Adesso c'è la certificazione dell'Eurostat. E il problema è che tra le dieci regioni più pericolose del Continente, ben sette fanno parte della Grecia. Ma tra le tante direttive inutili sfornate da Bruxelles, perché non pensare a una revisione di massa delle patenti elleniche?

La sfida di Tirana lancia Edi Rama

Se non sbarcano stremati sulle nostre coste non fanno notizia. Specie adesso che gli albanesi sono diventati dei cittadini normali di un paese normale che si avvia lentamente lungo la strada dell'Europa. Eppure, la stabilità di questo paese "confinante di fatto" è assai importante per noi italiani. Peccato che alla nostra stampa non interessi un granché. Neppure quando nel Paese delle Aquile si svolge un voto amministrativo con riflessi importanti sul piano nazionale. E' il primo test elettorale dopo il ritorno al potere del conservatore Sali Berisha ma è anche un banco di prova decisivo per le ambizioni del nuovo leader dei socialisti, il sindaco di Tirana Edi Rama, il giovane architetto che ha ridato colore e vivacità alla capitale. Gran parte dell'attenzione si concentra infatti sulla sfida di Tirana, dove Rama gioca la propria partita in prima persona, inseguendo il terzo mandato e dove Berisha ha lanciato il suo delfino, Sokol Olldashi, l'altrettanto giovane ex ministro dell'Interno, politico emergente nella galassia del centrodestra (anche l'Albania, come si vede, si avvia al ricambio generazionale). Le prime proiezioni (solo il 5 per cento dei seggi scrutinati) danno in vantaggio il sindaco uscente: otto punti sul candidato del centrodestra. Se il dato fosse confermato, per il nuovo leader socialista - che ha preso il posto dell'intramontabile Fatos Nano - sarebbe un ottimo trampolino di lancio. Per il centrodestra, al contrario, una brutta battuta d'arresto, segno che la luna di miele con gli elettori è già finita e l'Albania si attende dal nuovo governo ben altro che una sterile retorica politica. Dati sempre parziali segnalano i socialisti in vantaggio a Valona, Fier, Argirocastro, Rrogozhina e Korcia. Il centrodestra avanti a Durazzo (che si avvia all'alternanza) e nella tradizionale roccaforte settentrionale di Scutari.

Approfondimento sul voto: Ansa Balcani (uno, due), BBC (uno, due). Analisi sull'Albania: Ideazione, Emporion.

sabato, febbraio 17, 2007

Berlinale, la serata dei premi

E' il giorno degli Orsi alla Berlinale. Appena assegnati quelli di argento, in serata si attende la proclamazione degli Orsi d'oro. Qui gli speciali del Tagesspiegel e della Frankfurter Allgemeine. Per la cronaca, giacché sui tg non ve lo diranno, questa è l'ultima edizione della Berlinale che si svolge in assenza di Walking Class, già invitato come ospite d'onore per l'edizione 2008.

A caccia di libri

Bel reportage da Parigi di Annamaria Paradiso per il Corsera. L'Unesco ha dichiarato patrimonio dell'umanità i librai di strada della capitale francese. Anche se in via d'estinzione, perché minacciati dalla concorrenza dei venditori di souvenir e paccottiglia per turisti, i librai parigini restano una pietra miliare della cultura cittadina. Sbirciando qua e là per le casse di legno appoggiate sul bordo del Lungosenna, è ancora possibile trovare qualcosa di interessante. Per i bibliofili di tutto il mondo, le boites dei bouquinistes - questo è il loro esatto nome in gergo - sono un'istituzione da preservare.

Tutti pazzi per le patate (fritte)

Io le preferisco come accompagnamento al Currywurst, magari in piedi appoggiato alle mensole dell'Imbiss sulla Wittenbergplatz, proprio di fronte al KadeWe. Se è inverno e si gela, ancora meglio, almeno si evita di dover combattere con le vespe. E comunque, quasi come Bruxelles, anche Berlino è una specie di capitale delle pommes frites. Zitty, quindicinale di intrattenimento, cultura e costume berlinese, ci accompagna nei migliori locali della città che servono le Pommes.

giovedì, febbraio 15, 2007

In Asia centrale torna di moda il great game

Stefano Grazioli descrive con accuratezza il nuovo grande gioco che si sta sviluppando in Asia centrale per la gestione e lo sfruttamento delle preziose risorse energetiche dell'area. L'articolo integrale è online su Ideazione.

Il Calderoli di quegli altri

Oliviero Diliberto. Anche lui, una volta, ministro della Repubblica.

mercoledì, febbraio 14, 2007

Asfissia

Appelli e contro-appelli. L'Italia sembra l'unico paese europeo con il calendario tornato agli anni Settanta. Eppure a destra non ci sono solo i teocon. Ci sono anche gli Aznar, i Sarkozy, i Cameron, le Merkel. E' chiedere troppo? Forse sì: è tempo di emigrare.

La Croazia che vorremmo in Europa

A Zagabria, il presidente sembra aver smarrito la retta via. Non tutte le strade portano a Bruxelles. Ma la società croata è cambiata, cresciuta e si è europeizzata. E forse è oggi capace di guardare alla sua storia con occhi più moderni.

Gli imprenditori tedeschi sempre più ottimisti

Il grado di fiducia delle imprese è sempre un ottimo indicatore di come potrà andare l'economia di un paese nel futuro più prossimo. Gli imprenditori "fiutano" il vento, raccolgono sensazioni pragmatiche, studiano i dati e i mercati. E poi trasformano tutte queste cose in strategie aziendali. Se fiutano una buona aria, è assai probabile che l'economia crescerà ancora, perché i loro piani saranno indirizzati allo sviluppo, alla crescita e all'innovazione. E' quello che accade in Germania da almeno un anno. E, stando alle notizie giunte oggi, è probabile che accadrà anche nel 2007. Se la locomotiva torna a tirare, è un bene per l'Europa ed è un bene anche per l'Italia.

martedì, febbraio 13, 2007

Cose nuove e sconosciute

Io preferisco lo scetticismo cosmopolita di Montaigne. Per lui il viaggio era "un utile esercizio; la mente è stimolata di continuo dall'osservazione di cose nuove e sconosciute (...) Nessuna proposizione mi stupisce, nessuna credenza mi offende, per quanto contraria alle mie (...) I selvaggi che arrostiscono e mangiano i corpi dei loro morti mi scandalizzano meno di coloro che perseguitano i vivi". L'abitudine, egli dice, e la fissità degli atteggiamenti mentali ottundono i sensi e nascondono la vera natura delle cose. L'uomo è naturalmente curioso. "Chi non viaggia non conosce il valore degli uomini" dice Ibn Battuta, l'infaticabile girovago arabo che andò da Tangeri alla Cina e ritorno per il gusto di viaggiare. Ma il viaggio non soltanto allarga la mente: le dà forma. Le nostre prime esplorazioni sono la materia prima della nostra intelligenza.

Bruce Chatwin, Anatomia dell'irrequietezza

lunedì, febbraio 12, 2007

I don't Tube

Il luogo di maggior ritrovo dei neonazisti tedeschi? You Tube.

The Green Right Nation

Die Zeit (in tedesco) descrive la nuova Right Nation americana. Con una sorpresa: è diventata verde. Meno Bush e più Schwarzenegger.

Esportare la violenza

In Italia ricomincia il circo del calcio dopo una domenica di stop. Minuto di silenzio negli stadi. Rispettato dove non c'erano spettatori. All'Olimpico di Roma, dove i tifosi sono entrati, la curva giallorossa ha fischiato e cantato cori contro polizia e carabinieri. A Lipsia, in Germania, non vogliono essere da meno: i problemi dell'Est non sono inferiori a quelli del Mezzogiorno. Lipsia come Catania. Ottocento hooligans della Lokomotive Leipzig danno la caccia ai poliziotti nel dopo-partita. Non c'è scappato il morto. Ma i feriti tra le forze dell'ordine sono 36.

domenica, febbraio 11, 2007

Europa, business data

In the euro area the volume of retail trade rose by 0.3% in December, a 2.1% increase on a year earlier. German industrial output fell by 0.5% in December, following a 2.0% rise in November.
In Britain industrial production dropped by 0.1% in December, leaving it only 0.5% higher than a year earlier. (Fonte: The Economist).

Kossovo in bilico tra speranza e violenza

Avrà vita difficile il piano Onu per il Kossovo, che porta il nome del negoziatore (ed ex presidente) finlandese Martti Ahtisaari, nonostante l'appoggio di Stati Uniti ed Europa. Si temevano le reazioni della parte serba e invece sono arrivate quelle degli albanesi. E sono state reazioni violente. Cortei, manifestazioni, proteste fino agli scontri con la polizia dell'Onu che hanno lasciato due morti sul selciato. Entra in una fase delicata la vicenda kossovara, in bilico tra soluzione di pace e ritorno a un conflitto interetnico che riporterebbe le lancette dell'orologio balcanico ai tragici anni Novanta. Una prospettiva, quest'ultima, che sarebbe esiziale per le speranze di avvicinamento a Bruxelles di Serbia e Albania e, di conseguenza, anche per gli interessi nazionali italiani. Come approfondimento, segnaliamo il quaderno speciale di Limes, Kossovo Stato delle mafie, qui presentato su Repubblica tv e il dossier di Ideazione (Kossovo il rompicapo balcanico, dicembre 2004) con cinque articoli-reportage realizzati da Alessandro Gisotti.

sabato, febbraio 10, 2007

Lavori in corso

Come avrete notato tornando su questo blog, siamo in fase di passaggio al nuovo sistema beta di blogspot. In attesa di riappropriarci della testata fotografica, il blog entra in fase di sperimentazione, pronto a tornare al sistema precedente qualora le novità non fossero così funzionali. Di transizione in transizione. Walking Class si sposta in questi mesi da Roma a Berlino. Ci sembrava il momento giusto per provare anche il nuovo sistema offerto dalla piattaforma. Buona navigazione.

Declino

Ognuno può leggere il declino della politica italiana inserendo il nome che preferisce nella catena dei politici di casa nostra. Oggi, ad esempio, qui segnaliamo il destino di un paese che passa da Adele Faccio a Giovanna Melandri.

Foibe, il giorno del ricordo

Alcune delle principali foibe individuate nel territorio istriano e dalmata, in una mappa ricavata da informazioni della Cia e pubblicata da Wikipedia. Le foibe sono cavità carsiche nel profondo delle quali sono stati fatti sparire migliaia di oppositori al regime di Tito. L'uccisione di italiani accusati di collaborazionismo con il fascismo in Istria e Dalmazia iniziò nel '43. Dopo la liberazione di Trieste, quando la città era sotto il controllo dei militari di Tito (maggio-giugno ' 45), sono stati eliminati ex fascisti e antifascisti ritenuti d' ostacolo all' espansione jugoslava. Le vittime delle foibe non sono definite con certezza ma si parla di 10-15 mila persone. Circa 350 mila italiani lasciarono le loro case dopo il passaggio alla Jugoslavia delle province di Pola, Fiume, Zara e parte di quelle di Trieste e Gorizia. (Fonte: Corriere della Sera). Qui il discorso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: un discorso molto dignitoso, non privo di un coraggioso mea-culpa.

venerdì, febbraio 09, 2007

Il ritorno di Angela Merkel, la fondista

La determinazione è la sua migliore qualità. E ad essa la cancelliera Angela Merkel si è affidata nei mesi difficili dello scorso autunno. Poi sono arrivati i dati dell'economia in sensibile ripresa, l'occupazione in stabile aumento, la fiducia degli imprenditori che risale. E pazienza se i dati economici sono frutto della congiuntura internazionale, delle riforme del governo precedente e soprattutto della robusta e intelligente (e anche dolorosa) ristrutturazione industriale operata dalle imprese al di là delle politiche governative. Alla Merkel tocca adesso gestire questa fase di ottimismo, dopo anni di crisi vera e presunta. Il governo non fa faville ma va, e tanto basta, almeno per il momento. Le riforme strutturali avanzano a fatica ma l'elettorato, che pure le giudica inevitabili, non le vorrebbe davvero: paradossalmente, più tardi arrivano meglio è e la lunga trattativa fra i due grandi partiti dilata i tempi senza grande danno sul piano elettorale.

Il barometro politico della ZDF (Polit Barometer) aggiorna costantemente sulle intenzioni di voto degli elettori. E se si votasse la prossima domenica, la CDU si ritroverebbe un buon 37 per cento dei suffragi contro il 30 dei socialdemocratici. Insomma l'azione del governo premia il partito della cancelliera e boccia quella della SPD. Per la cronaca, i liberali e i verdi sono al 10 per cento, la sinistra neocomunista all'8. Il passo da fondista adottato dalla Merkel, se non incanta, almeno rassicura. E il dato personale è ancora più positivo: per la prima volta dopo molto tempo, Angela Merkel torna in testa fra i politici più amati del paese, superando il ministro degli Esteri socialdemocratico Steinmeier. Conta in questo sorpasso anche la buona figura che la cancelliera sta facendo sul piano internazionale come presidente di turno dell'Unione Europea: anche qui, niente di straordinario, ma una paziente tessitura di iniziative e di rapporti intrecciati con garbo e con pazienza.

giovedì, febbraio 08, 2007

Chi l'ha visto?

Dopo le elezioni di settembre, il sindaco di Berlino Klaus Wowereit sembrava lanciato verso il proscenio della politica nazionale. Invece, prima la decisione di snobbare i Verdi per replicare la maggioranza con i neo-comunisti, poi le incertezze dell'avvio del suo secondo mandato, ne hanno incrinato credibilità e popolarità. Oggi Wowereit è alla ricerca di se stesso, delle sue ambizioni e del consenso perduto. Le settimane della Berlinale faranno al suo caso: ma questa volta non basterà un po' di festoso presenzialismo.

Al cinema, al cinema

A Berlino inizia la Berlinale. Per quest'anno passi. Il prossimo, ci saremo anche noi.

Al web, al web

Fra cinque anni non ci sarà più il New York Times di carta. Il Corriere della Sera, invece, purtroppo sì.

AAA cercasi

Cercasi chierichetti di talento per nuove vocazioni online.

mercoledì, febbraio 07, 2007

Anvedi come balla Gianna

Allora, se l'Italia dovesse ridicolizzarsi fino al punto da avere un governo guidato da Flavio Briatore, ci sarebbe già il nome della sua vice: vice-premier sarebbe Giovanna Melandri. Il gossip sulla presenza della Melandri in casa Briatore a Malindi, nelle feste di fine anno africane, viene finalmente svelato dal settimanale popolare "Chi". Dopo lo scambio pubblico di missive fra Berlusconi e Lario, ormai, le cose più serie sulla politica italiana si leggono sui "popolari". Ovviamente la Melandri può passare le vacanze dove e con chi meglio crede. Il problema è che lei ha negato indignata: "Non ho mai soggiornato nella villa di Flavio Briatore a Malindi". E ha proseguito pescando a man bassa nelle bisacce del politicamente corretto, dicendo che lei in Africa sì che ci va, ma come turista consapevole (gli altri viaggiatori italiani si rassegnino, sono inconsapevoli) a fare attività di beneficenza. Bene per la beneficenza. Non si capisce però quale complesso ci sia nell'ammettere di aver partecipato anche a qualche festa a casa di Briatore. Come mostrano le foto del settimanale, e come confermano le testimonianze di esponenti del vippaio italico, s'è pure divertita. E cosa ci sarà mai di male? Ma la libertà di una persona, e di una donna emancipata in particolare, non dovrebbe stare anche nel fatto di potersi divertire come e dove le pare senza doversi giustificare di nulla? Perché negare? Alla Melandri tocca maneggiare in questi giorni la delicata vicenda della violenza negli stadi: siamo sicuri di essere nelle mani giuste?

Sei Nazioni, anzi cinque

Beh, per ora non ce la siamo cavata. Anzi, ce le hanno suonate di santa ragione. Come si diceva un tempo: l'importante è partecipare. Almeno finché non ci sbatteranno fuori ufficialmente quando avremo conquistato la stella dei cucchiai di legno.

martedì, febbraio 06, 2007

Concittadino Wolf Biermann

Wolf Biermann diventerà il centoquindicesimo cittadino onorario di Berlino. Della nuova Berlino riunificata. La decisione è stata annunciata oggi dal Senato della capitale, guidato da una giunta di sinistra formata da socialisti (SPD) e neocomunisti (PDS). Questi ultimi, tuttavia, si sono astenuti al momento del voto dopo aver minacciato nei giorni scorsi la rottura dell'alleanza. La decisione ha invece ottenuto il voto favorevole dei conservatori (CDU), dei liberali (FDP) e dei Verdi. Wolf Biermann, poeta e cantautore tedesco assai noto in patria, simile per stile e genere al nostro Giorgio Gaber, nacque ad Amburgo nel 1936. Figlio di un operaio comunista trucidato ad Auschwitz dai nazisti nel 1943, decise dopo la guerra di emigrare nella DDR, giudicando insufficiente la discontinuità della società tedesco-occidentale rispetto al passato nazista. Entrato a far parte del Berliner Ensemble fondato da Bertolt Brecht, iniziò a scrivere poesie e canzoni. Il suo stile sarcastico e diretto, che evidenziava le discrepanze tra la propaganda comunista e la realtà della vita quotidiana nella DDR, lo rese inviso al regime che ne decretò l'ostracismo. Le sue canzoni di protesta, che criticavano il regime in nome di un comunismo dal volto umano, circolarono nella Germania occidentale e da lì rimbalzarono nei circoli del dissenso tedesco-orientale, alimentandone le speranze di rivoluzione.

Nel 1976, durante una tournée in Germania Ovest, la DDR gli tolse la cittadinanza impedendogli il rientro a Berlino Est: Biermann fu costretto a risiedere nella BDR. Personaggio istrionico e contraddittorio, inviso a destra e a sinistra per la sua irrequietezza, è stato in qualche modo un simbolo della problematicità della Germania divisa tra Est ed Ovest e delle pulsioni che l'hanno agitata. Anche ultimamente, Biermann non ha voluto rinunciare al suo cliché: nel 2002 si è dichiarato pubblicamente favorevole all'intervento anglo-americano in Iraq contro l'opinione generale dell'intellighentia tedesca, motivando la sua scelta con l'opposizione strenua al regime di Saddam Hussein, salvo poi modificare e criticare la sua stessa posizione in seguito agli sviluppi della guerra.

Dal Giornale l'articolo del corrispondente Salvo Mazzolini di qualche giorno fa, quando la decisione della cittadinanza onoraria non era stata ancora ufficializzata.

Berlusconi, perché?

"I gay stanno tutti dall'altra parte". Perché, presidente Berlusconi, queste battute da bettola? E perché in un comizio politico? Primo: non è vero, come lei ben sa. Secondo: non fa ridere. E se qualcuno in quella sala ha riso, lo ha fatto per piaggeria. Domani scriverà una nuova lettera di scuse? Ma sì, portiamoci avanti con il lavoro: "Caro amico (elettore) gay, scusami, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d'amore. Uno tra tanti..."

domenica, febbraio 04, 2007

Deutschland, einig Handball-Land

Il titolo, che fa il verso a uno degli slogan più famosi della riunificazione, lo abbiamo rubato alla Frankfurter (FAZ) e descrive bene la follia per la pallamano che si è impadronita di tutta la Germania. Orfani della coppa del mondo di calcio, i tedeschi si sono buttati con passione identica sul campionato del mondo di pallamano, ospitato con lo stesso garbo e la stessa efficienza di quello calcistico. Questa volta, però, c'è stato anche l'happy end e la Germania ha battuto in finale la Polonia per 29 a 24, con una partita gagliarda ed entusiasmante, condotta in vantaggio dal primo all'ultimo minuto. E così, che sia il calcio o la pallamano, che si arrivi terzi o primi, che si sia campioni del mondo dei cuori o campioni del mondo per davvero, il paese sembra ormai passare da una festa all'altra senza soluzione di continuità. Come al solito, spettacolo egregio nella finale, disputata nello splendido impianto di Colonia: passione a mille e fair play sugli spalti. Applausi all'inno polacco e neppure un fischio per il non simpaticissimo (ai tedeschi) presidente Kaczynski presente al palazzetto. Per i cultori della materia, c'è da aggiungere che la pallamano resta un dominio europeo. Anzi, decisamente nordico, se è vero che le tre squadre "medagliate" si addensano geograficamente tutte attorno al fazzoletto baltico: prima Germania, seconda Polonia, terza Danimarca.

French Corner/1 - L'allungo di Sarkozy

Nella campagna elettorale per le presidenziali francesi, la settimana appena conclusasi ha segnato una rottura rispetto ai trend passati. Se nell'ultimo mese i due candidati si erano più o meno affiancati nelle preferenze degli elettori, con piccoli scostamenti a favore dell'uno o dell'altro, questi ultimi sette giorni hanno segnato il declino della candidata socialista Ségolène Royal e l'offensiva del candidato di centrodestra Nikolas Sarkozy. Insomma, nel momento in cui la corsa elettorale è passata dal palcoscenico propagandistico delle convention di partito al territorio, Sarkozy sembra aver messo in campo la sua capacità politica, Royal la sua inadeguatezza. E' troppo presto per parlar di fuga: la campagna elettorale è ancora agli inizi, gli scivoloni sono possibili per tutti e Sarkozy è tanto bravo quanto imprudente e non è detto che non inciampi pure lui.

D'altro canto la Royal sconterà questa falsa partenza fatta di gaffes internazionali, di approccio errato alla campagna elettorale, di beghe interne al partito e alla sua famiglia. Il dato riportato nel grafico in alto a sinistra (fonte Ipsos-Economist) testimonia lo stacco feroce tra i due candidati nelle intenzioni di voto degli elettori. La nostra impressione è che, per quanto la Francia sia stata rappresentata in questi ultimi anni come un paese molto conservatore, timoroso delle riforme, legato a sicurezze sociali anche difficilmente sostenibili (si pensi alla legge sulle 35 ore), profondamente anti-americano (e quindi anti-capitalista, anti-liberista etc., etc.), la realtà sia ben diversa o almeno molto più variegata rispetto alla rappresentazione mediatica. Probabilmente esiste un'altra Francia che sembra disposta a seguire un programma che si annuncia - almeno nelle intenzioni di Sarkozy - di forte rinnovamento, che non rinnega le tradizioni del paese ma intende svecchiarlo, modernizzarlo, indirizzarlo con ottimismo verso riforme che ne rivoluzioneranno mentalità e struttura. Questa Francia, finora, non aveva trovato una proposta politica che la rappresentasse: né fra i socialisti, lì poco riformisti, né nel centrodestra, appesantito dal conservatorismo d'apparato di Chirac.

Insomma, una Francia reale contrapposta a quella ufficiale descritta dalle élites, dai media e dagli intellettuali. Sull'esistenza di questa "altra Francia" si gioca la scommessa di Sarkozy. Se davvero esiste, come d'altronde i sondaggi sulle intenzioni di voto lascerebbero presumere, allora la partita è aperta e il paese transalpino potrebbe essere la novità più interessante e dirompente dello scenario europeo dei prossimi anni. La Royal, al contrario, e al di là della novità femminile che rappresenta, sembrerebbe più affine a un paese che voglia proseguire sulla strada imboccata nell'ultimo decennio dai governi socialisti o neo-gollisti, che si sono alternati senza grande distinzione: quasi una sorta di grossa coalizione (o coabitazione al governo) spalmata su un lasso di tempo più ampio. Rottura o continuità: questa è la partita politica che si gioca in Francia, e da essa dipenderà il risultato del voto. A prescindere dalle gaffes o dagli inciampi dei singoli candidati.

Come approfondimento, l'articolo dell'Economist sul viaggio di Sarkozy a Londra nel quale si mette bene a fuoco la strategia "calcolata" del candidato del centrodestra verso temi considerati di rottura nella politica francese.

French Corner è la nuova rubrica di analisi di Walking Class attraverso la quale seguiremo i momenti essenziali della campagna presidenziale francese.